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Sostegno pubblico all'Editoria, un confronto europeo

15 Dicembre 2021

Partendo dal presupposto che “L’informazione è un bene pubblico […] e in quanto bene pubblico ha bisogno del sostegno pubblico” (dichiarazione dell’economista Joseph Stiglitz richiamata dall’Unesco), il Dipartimento dell’Informazione e dell’Editoria ha pubblicato - come preannunciato - un interessante studio intitolato “Il sostegno all’Editoria nei principali Paesi d’Europa” (clicca qui per scaricare il documento in PDF) in cui vengono raffrontate le misure a favore della stampa adottate in ambito europeo.

Un’approfondita e esaustiva indagine comparativa volta a portare nuovi e validi argomenti al dibattito circa l’opportunità di sostenere finanziariamente l’editoria, con un occhio di riguardo, come precisa il Sottosegretario per l’Editoria, Giuseppe Moles, nell’introduzione, a quella “corrente di pensiero” che si è sviluppata in Italia e che tende a “delegittimare” le misure di sostegno pubblico al sistema dell’informazione.

Le motivazioni dello studio

Secondo tale corrente, infatti, il finanziamento alla stampa finisce per condizionare “chi dovrebbe essere libero di svolgere la funzione di watch dog a tutela della democrazia e del pluralismo delle opinioni”. Inoltre, “la spesa volta a sostenere il pluralismo dell’informazione non potrebbe essere considerata essenziale, in quanto estranea all’ambito tipico delle attività di carattere pubblicistico”.

“Per verificare la bontà o meno di questa impostazione, è risultato quasi inevitabile e doveroso per il Dipartimento dell’Informazione e dell’Editoria – scrive ancora Moles – volgere lo sguardo verso altri paesi europei in chiave comparativa, al fine di verificare se il complesso sistema italiano che supporta l’informazione, in modo diretto e indiretto, costituisse una nostra peculiarità ovvero se invece trovasse una corrispondenza in altri paesi europei di consolidata tradizione democratica”.

Sostegno all'editoria: una prassi condivisa dall'Europa

La conclusione, ovviamente, è che il quadro di interventi pubblici adottato in Italia a sostegno dell’editoria si colloca all’interno di una prassi condivisa nel resto d’Europa. “È evidente come, dal panorama sin qui vagliato, emerga un quadro fortemente orientato alla tutela del pluralismo e dell’indipendenza del settore editoriale, fattori per i quali un finanziamento di natura pubblica risulta, specie all’indomani dell’emergenza sanitaria, quantomai essenziale”, si legge nelle conclusioni del rapporto.

Inoltre “la crisi dovuta al Covid-19 ha evidenziato e notevolmente acuito le fragilità del settore editoriale che erano già presenti in precedenza, tanto in Italia quanto nei restanti paesi europei. Il fatto che la generalità degli Stati oggetto dello studio abbia istituito (o previsto) misure ad hoc per far fronte all’emergenza sanitaria denota la necessità di strumenti normativi nazionali, comunitari e continentali per mettere in atto strategie di finanziamento a favore dell’editoria per tutelarne l’indipendenza e rafforzare il pluralismo”.

Le misure straordinarie di sostegno diventano strutturali

Con riferimento alle misure straordinarie adottate da tutti i paesi europei in risposta all’aggraversi della crisi dovuta al Covid, “è evidente - si legge ancora nelle conclusioni del rapporto - come i governi non soltanto siano propensi a mantenere gli impianti originari di interventi pubblici a favore dell’editoria anche dopo il 2020, ma anche ad ampliarli".

"In alcuni casi sono stati previsti dei piani di sostegno straordinari per gli anni a venire, in ragione della gravità delle conseguenze economiche negative abbattutesi sul settore (tra i più colpiti) a causa della pandemia. Si pensi soltanto - sottolinea il rapporto - che, in base alle prime valutazioni, la filiera dell’informazione ha registrato una riduzione degli introiti pubblicitari oscillante tra il 20% e l’80%".

Se si valuta, in particolare, il caso dell’Italia, è possibile riscontrare come la quasi totalità delle misure (sia di natura contributiva diretta che fiscale agevolativa) poste in essere per far fronte all’emergenza sanitaria siano in seguito state confermate anche, almeno, per il 2021 (se non, talvolta, anche per il 2022).

In particolare, da uno schema riassuntivo contenuto nel rapporto, si evince che considerando le misure dirette, indirette e quelle straordinarie a cuasa del Covid, lo stanziamento per il settore editoria in Italia è ammontato a 175.641.134 euro nel 2019, quasi raddoppiando a 317.412.206 euro nel 2020 per salire ulteriormente nel 2021 a 386.488.188 euro.

L'Italia può fare di più per sostenere l'editoria

Senza scoprire nulla di nuovo, l’Italia si trova nelle ultime posizioni in Europa quanto a incidenza sul Pil delle risorse pubbliche destinate al settore dell’editoria. Al primo posto si colloca infatti la Danimarca con un’incidenza dello 0,041%, poi la Svezia con lo 0,030%, la Norvegia con lo 0,021% e la Francia con lo 0,017. L’Italia si trova in quinta posizione, con un’incidenza dello 0,014% seguita, a distanza, da Austria (0,007%) e Finlandia (0,003%).

Considerando il valore pro-capite delle risorse dirette impiegate a sostegno del settore dell’editoria, la posizione dell’Italia scende ancora più in basso e diventa fanalino di coda in Europa (vedi tabella sotto) con un valore pro-capite di 1,49 euro, seguita solo dalla Finlandia (0,09 euro). Decisamente più generosi sono gli interventi di Danimarca (9,59 euro), Svezia (7,53 euro), Norvegia (6,69 euro), Francia (1,75 euro) e Austria (1,67 euro)

La situazione del nostro Paese migliora, invece, considedrando anche le risorse temporanee, dirette e indirette, varate in occasione dell’emergenza sanitaria. In questo caso l’Italia risale in quinta posizione nella classifica europea con risorse pro-capite investite a sostegno del settore editoriale pari a 3,89 euro: più di Austria (3,09 euro) e Finlandia (1,45 euro) ma meno di Danimarca (22,04 euro), Svezia (13,52 euro), Norvegia (12,27 euro) e Francia (5,64 euro).

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