Il governo ha deciso di aprire una nuova finestra temporale per l’adesione al Concordato preventivo biennale dando la possibilità alle partite Iva di aderire fino al 12 dicembre. Il Consiglio dei Ministri, che si è riunito in mattinata, ha infatti approvato il decreto di legge che prevede la riapertura dei termini di adesione.
Si precisa che possono utilizzare la nuova finestra solo le partite Iva che hanno già presentato la dichiarazione dei redditi entro la scadenza del 31 ottobre ma che non hanno ancora scelto di aderire alla prima tranche del concordato. Il Governo ha dunque voluto dare un’ulteriore possibilità ai soggetti interessati, con l’auspicio di poter incrementare il gettito.
Dalle adesioni pervenute entro il 31 ottobre sono infatti stati raccolti all’incirca 1,3 miliardi di euro, cifra inferiore a quella prevista dall'esecutivo.
Con la riapertura dei termini per l’adesione a questo nuovo strumento fiscale, il Governo spera dunque di poter raccogliere ulteriori risorse da utilizzare, nell’ambito della manovra di Bilancio, per alleggerire il carico fiscale al ceto medio attraverso l’ulteriore allentamento del secondo scaglione Irpef dal 35 al 33%.
Nei prossimi giorni saranno rese note dell'Agenzia delle Entrare le cifre esatte del gettito finora raccolto. I commercialisti stimano che solo una percentuale tra il 10% e il 20% dei contribuenti aventi diritto abbia scelto di aderire al concordato. Resta dunque da vedere se sarà possibile raggiungere l’incasso inizialmente ipotizzato dal Governo di 2 miliardi di euro.
Se le vendite di giornali continueranno a diminuire al ritmo attuale, tra dieci anni solo nell’1,5% dei nuclei familiari del Paese entreranno quotidiani e periodici, contro la percentuale del 25% attuale. È questa la nefasta previsione del Presidente del’Agcom, Giacomo Lasorella, durante l’audizione davanti alla Commissione Cultura della Camera sulla situazione attuale e sulle prospettive future dell’editoria.
Dal 1990 copie dimezzate ogni dieci anni
“I ricavi complessivi della vendita di copie cartacee di quotidiani si sono ridotti del 25,5% dal 2019 al 2023, rispetto al 2013 la riduzione è del 43,6%. Un andamento simile si registra per l’editoria periodica” ha detto Lasorella. Che poi ha aggiunto: “Nel 1990 si vendevano 6,8 milioni di copie di quotidiani, copie che sono diventate 4 milioni nel 2003 e 2 milioni nel 2013. Dal ’90 a oggi, ogni 10 anni le copie vendute si sono dimezzate. Se questo trend continua, mentre nel ‘90 il giornale era un oggetto presente in un terzo delle famiglie, sarà un oggetto che tra dieci anni entrerà nell’1,5% dei nuclei familiari del Paese. La crisi dei giornali cartacei si riflette sulla chiusura delle edicole, luogo classico di aggregazione”.
In difficoltà anche i quotidiani digitali
I giornali sono stati protagonisti di un crollo significativo: con la quota di italiani che si informa tramite stampa scesa dal 30% del 2018 al 18% del 2022. A preferire i giornali sono soprattutto le fasce di età più avanzate, mentre solo il 7% della popolazione è abbonata a un quotidiano online. Non conforta sapere che non se la passa molto meglio la versione digitale dei quotidiani, anch'essa in flessione nell'ultimo anno.
Alcune settimane fa, Agcom aveva indicato chenei primi sei mesi dell'anno le vendite di quotidiani (cartacei e digitali) erano diminuite del 9,2% rispetto all'analogo periodo 2023, confermando il quadro di debolezza che caratterizza il comparto.
La tv resta la principale fonte di informazione
Ma, allora, dove si informano gli italiani? “La televisione resta la fonte principale di informazione - ha precisato Lasorella - anche se il suo ruolo si sta ridimensionando dopo il picco di audience raggiunto durante la pandemia, mentre internet e i social media si vanno rafforzando come strumento privilegiato per condividere notizie e opinioni”.
Da rivedere le norme sulla concentrazione dei quotidiani
Lasorella è tornato a sollecitare una revisione della legge sull’editoria e in particolare dei criteri previsti dall'articolo 3 della legge sui limiti alle concentrazioni nella stampa quotidiana.
Secondo l’Agcom, la normativa attuale, basata solo sui limiti di tiratura, dovrebbe essere aggiornata per considerare la complessità delle modalità di diffusione dell’informazione, includendo vari indici di rilevazione, non omogenie, come quelli riguardanti le copie cartacee, le versioni digitali e l’audience online.
In conclusione
“La nostra democrazia potrà, probabilmente, nel medio periodo, convivere con una perdita di rilevanza dei giornali di carta. Ma non potrà privarsi di una informazione libera, autorevole, trasparente, responsabile, frutto del lavoro giornalistico qualificato e di una editoria libera e indipendente”, ha detto ancora Lasorella.
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È partito il countdown per la nona edizione di #ioleggoperché, il progetto nazionale di educazione e promozione della lettura nelle scuole organizzato dall’Associazione Italiana Editori (AIE), che sarà in programma dal 9 al 17 novembre.
Numeri da record: per la prima volta partecipa più di una scuola su due
L'iniziativa è finalizzata alla creazione e al potenziamento delle biblioteche scolastiche e quest’anno presenta numeri da record. Per la prima volta più di una scuola su due partecipa al progetto, che vede coinvolte oltre 4,2 milioni di studenti, 28.285 scuole (contro le 25.394 della precedente edizione), 350 nidi e 3.939 librerie sparse sul territorio.
È la conferma che siamo di fronte ad un progetto sociale collaudato, che mobilita da nove edizioni il mondo del libro, le scuole, le istituzioni, i media e il pubblico per un fine comune: avvicinare bambini e ragazzi alla lettura per formare i giovani lettori di domani perché, come recita il claim della nona edizione, “Il futuro inizia con un libro”.
Incentivare la lettura su carta: iniziativa che piace anche alle edicole
#ioleggoperché piace anche al mondo delle edicole, che osservano da tempo un allontanamento dei giovani dalla lettura dei giornali cartacei e hanno la necessità di garantirsi un ricambio generazionale di lettori.
Grazie alla lettura dei libri cresce nei ragazzi la curiosità, e con essa l’immaginazione e il pensiero libero, essenziali per coltivare i propri sogni, affrontare le sfide, diventare gli adulti consapevoli e informati di domani.
Proprio di recente, il mondo dell’istruzione e quello del giornalismo hanno stretto un patto per aiutare i giovani - attraverso le pagine dei giornali - ad una lettura della realtà depurata dalle fake news, per spingerli a rivalutare la lettura su carta e la scrittura a mano in un mondo sempre più dominato dal digitale. Un messaggio arrivato dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini, e da Alessandra Costante, Segretaria Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
Cipolletta (Presidente AIE): ogni libro donato è un investimento sul futuro
“Donare un libro alle scuole è un gesto semplice, che però può fare la differenza, lasciando per sempre un segno nel futuro di bambini e ragazzi” ha sottolineato il presidente di AIE, Innocenzo Cipolletta, aggiungendo che “ogni libro donato non è solo una risorsa per il presente, ma un investimento: le biblioteche scolastiche sono vere e proprie infrastrutture della lettura e rappresentano una delle più grandi occasioni per bambini e ragazzi. Chi non le ha, parte svantaggiato. Nasce da qui il senso di #ioleggoperché. E siamo tutti coinvolti e responsabili”.
Donati finora alle scuole oltre due milioni di libri nuovi
Organizzata dall’Associazione Italiana Editori, #ioleggoperché è resa possibile dal sostegno del Ministero della Cultura attraverso il Centro per il Libro e la Lettura ed è portata avanti in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), l’Associazione Librai Italiani (ALI) aderente a Confcommercio, il Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai (SIL), con il supporto di Fondazione Cariplo e con il patrocinio di SIAE - Società Italiana degli Autori ed Editori. Ha inoltre il sostegno di Lega Serie A, Serie A Femminile, Lega Serie B, Serie C, Mediafriends e Rai Per la Sostenibilità - ESG.
Inoltre, accanto agli Ambassador storici, il conduttore Rudy Zerbi e la campionessa olimpica Sofia Goggia, quest’anno si sono inseriti i giornalisti Benedetta Parodi e Fabio Caressa oltre a due “ambasciatori speciali” come Federico Mollicone e Roberto Marti, rispettivamente presidenti della Commissione Cultura della Camera e del Senato.
Tuttavia, al successo dell’iniziativa contribuiscono in primis l’energia, l’impegno e la passione finora mostrata da insegnanti, studenti, librai, editori e naturalmente dal pubblico che si reca in libreria per donare un libro alle scuole. Lo testimoniano i numeri, con oltre due milioni di libri nuovi donati alle scuole, che oggi - grazie a #ioleggoperché - arricchiscono il patrimonio librario delle biblioteche scolastiche di tutta Italia.
Grazie a #ioleggoperché, 1 scuola su 4 ha aperto una biblioteca scolastica
Da un’indagine condotta dall’Ufficio studi AIE su un campione di scuole partecipanti alla scorsa edizione, emerge che, grazie a #ioleggoperché, 1 scuola su 4 ha dichiarato di aver aperto, o prevede di creare, una biblioteca scolastica. Inoltre, l’87% delle scuole ha aderito a più edizioni, dimostrando un forte legame con l’iniziativa.
I dati mostrano inoltre come con #ioleggoperché, le biblioteche scolastiche stiano diventando presidi sempre più fondamentali per la promozione della lettura, con il 66% delle scuole che ha attivato laboratori dedicati e più del 25% che ha migliorato i servizi di prestito di libri agli studenti. Emerge inoltre che più di una scuola su quattro (il 26% circa) utilizza la biblioteca anche come supporto alla programmazione didattica, sottolineando così il ruolo cruciale che le biblioteche possono svolgere nell’educazione.
In questo contesto, #ioleggoperché si conferma quindi non solo una campagna di donazione di libri ma uno strumento per incrementare le risorse educative e culturali delle scuole, offrendo un accesso più equo ai libri e favorendo la formazione di nuovi, piccoli, lettori.
Come funziona #ioleggoperché
Potendo contare su questi dati, le quasi 4.000 edicole aderenti all’iniziativa si attendono anche quest’anno un’elevata affluenza di pubblico per l’acquisto di libri da donare alle scuole dei quattro ordinamenti: infanzia, primarie, secondarie di primo e secondo grado.
Non sono solo i lettori a donare libri alle biblioteche scolastiche. Al termine della raccolta, gli editori aderenti doneranno oltre 100.000 libri, che verranno riparti tra le scuole che avranno fatto regolare richiesta del contributo tramite il portale #ioleggoperché. I libri donati degli editori verranno suddivisi in modo che all’interno di ogni ordine scolastico tutte le scuole ricevano il medesimo numero di libri, e il numero di libri destinato a ciascun ordine scolastico potrà essere diverso.
Il mondo dell’istruzione e quello del giornalismo «devono poter camminare insieme» per dare una formazione più completa ai giovani; per aiutarli ad una lettura della realtà, attraverso le pagine dei giornali, depurata dalle fake news; per spingerli a rivalutare la lettura su carta e la scrittura a manoin un mondo sempre più dominato dal digitale. A tal fine, lescuole possono diventare la palestra dove i nostri ragazzi si allenano a sviluppare un pensiero critico attarverso la lettura.
È questo l'importante messaggio inviato dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini, e da Alessandra Costante, Segretaria Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, nel corso di un convegno che si è svolto lo scorso 28 ottobre presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Valditara: la lettura dei giornali come mezzo per fornire nuovi stimoli
“Oggi più che mai, è essenziale che la scuola non solo trasmetta conoscenze, ma formi cittadini consapevoli, capaci di distinguere le fonti affidabili dalle fake news e di partecipare attivamente alla vita democratica”, ha detto il Ministro dell’Istruzione Valditara precisando che “è importante integrare l'uso della rete e delle tecnologie digitali con l'insostituibile valore della lettura su carta e della scrittura a mano”.
In particolare, ha detto il Ministro, “promuovere la lettura critica aiuta i giovani a comprendere meglio il mondo che li circonda” e “la lettura dei giornali non è solo uno strumento per comprendere meglio la realtà, ma è anche un mezzo per fornire stimoli nuovi nella connessione diretta con il mondo reale. In tal senso, ha un effetto positivo anche nella riduzione della dispersione scolastica”.
Per Barachini è importante sensibilizzare i giovani all'importanza dell'informazione
“Credo fermamente – ha detto al riguardo il Sottosegretario Barachini – che i giornali in classe debbano costantemente accompagnare il percorso di studi per sensibilizzare i giovani all'importanza dell'informazione come strumento di crescita e di consapevolezza, cruciale nel processo democratico che regola la vita del Paese”.
A tal proposito, Barachini ha sottolineato di aver “reso più facile l'accesso ai contributi del Dipartimento Editoria per l’acquisto di giornali e riviste da parte delle scuole” e ha dichiarato di essere pronto a collaborare su questa iniziativa con il ministro Valditara e la Segretaria Generale Fnsi, Alessandra Costante, “tanto più in questa fase di profonda e rapidissima innovazione tecnologica che deve vedere l'uomo sempre al centro”.
Costante: bisogna formare oggi i lettori di domani
“In epoca di piena espansione dell’Ai, uno dei rischi maggiori della società – ha sottolineato la Segretaria Costante – è rappresentato dalle fake news veicolate attraverso i social, ma non solo”. Su questo punto, ha detto Costante, “la Federazione della Stampa, anche attraverso le associazioni regionali, si mette a disposizione per trasmettere agli studenti un corretto approccio all'informazione, alla lettura dei giornali e all'uso dei social”.
“L'idea della Federazione Nazionale della Stampa – ha affermato durante l'incontro la Segretaria Generale della Fnsi – è formare oggi i lettori di domani, indirizzandoli verso scelte consapevoli che rafforzino l'uso dell'informazione professionale”.
Dura presa di posizione della Fieg di fronte alla decisione del Governo di applicare a tutte le imprese attive nei servizi digitali l’imposta del 3% sino ad oggi prevista solo per le Big Tech, la cosiddetta Web Tax.
In una nota “gli editori della Fieg esprimono stupore e amarezza per la norma del disegno di legge di Bilancio che estende l’imposta sui servizi digitali a tutte le imprese che realizzano ricavi derivanti da servizi digitali, rimuovendo le attuali soglie che escludono dall’imposta le imprese con meno di 750 milioni di fatturato globale e con ricavi derivanti da servizi digitali in Italia inferiori a 5,5 milioni”.
Ricordando che “la web-tax è stata concepita per i grandi operatori del web, anche per eliminare la disparità di trattamento e lo svantaggio competitivo delle imprese nazionali nei confronti dei soggetti globali operanti nel web”, l’associazione degli editori guidata da Andrea Riffeser Monti sottolinea che “con l’estensione della platea dei contribuenti l’epilogo della web-tax è paradossale: si colpiscono tutte le imprese digitali italiane, sottoponendole ad una duplice tassazione e accentuando così la disparità di trattamento e lo svantaggio competitivo nei confronti dei colossi globali del web”.
Per questo motivo, gli editori della Fieg “auspicano un intervento correttivo del Parlamento che eviti la beffa di una nuova tassazione sulle imprese italiane del settore, le stesse imprese che si intendeva tutelare e salvaguardare”.
La crisi dell’editoria quotidiana si conferma anche nei primi sei mesi del 2024. A testimoniarlo sono i dati dall'Osservatorio Agcom sulle Comunicazioni relativi ai primi sei mesi dell'anno.
In media, nel periodo gennaio-giugno 2024, sono state vendute 1,31 milioni di copie al giorno (cartacee e digitali), un numero che denota una flessione del 9,2% rispetto all’analogo periodo 2023 e del 29,4% rispetto all’analogo periodo del 2020.
Flessione più marcata per le testate locali
Suddividendo la distribuzione tra testate nazionali e locali, dai dati dell’Agcom emerge che nel confronto con il primo semestre 2023 i quotidiani nazionali hanno registrato una riduzione dell’8,9%, leggermente inferiore rispetto a quella del 9,5% registrata dai quotidiani locali.
La tendenza si conferma anche con riferimento all’intero periodo analizzato 2020-2024, con le testate nazionali che riducono le vendite del 28,2% rispetto al primo semestre del 2020, mentre i quotidiani locali registrano, corrispondentemente, un più marcata flessione del 31%.
Soffre anche il formato digitale
Come accada già da qualche tempo, a soffrire non è solo il cartaceo, che ha registrato un ulteriore contrazione di copie, ma anche il digitale.
Nei primi sei mesi dell’anno le copie vendute giornalmente in formato cartaceo sono state pari a 1,12 milioni, con una contrazione del 9,2% rispetto ai primi sei mesi del 2023 quando risultavano pari a 1,23 milioni. Rispetto agli 1,65 milioni di copie giornaliere del primo semestre 2020, si evidenzia un calo del 32,3%.
Sul formato digitale i dati Agcom fotografano una flessione dell’8,7% rispetto al primo semestre del 2023, con circa 190 mila copie giornaliere a fronte di una flessione del 6,4% rispetto al primo semestre del 2020.
Come di consueto, Agcom sottolinea che la vendita di copie digitali è maggiormente concentrata rispetto a quella di copie cartacee. Nel 2024, le prime cinque testate del segmento digitale - che sono “Corriere della Sera”, “Il Sole 24Ore”, “La Repubblica”, “Il Fatto quotidiano” e “La Stampa” - rappresentano quasi il 60% delle copie digitali complessivamente vendute. Le vendite di copie cartacee delle prime cinque testate - in questo caso il “Corriere della Sera”, “La Gazzetta dello Sport”, “La Repubblica”, “La Stampa” e “Avvenire” - rappresentano invece il 33,9% delle copie cartacee complessivamente vendute.
Solo per le testate nazionali generaliste la flessione è stata inferiore alla media
In relazione ai diversi “generi” editoriali, i principali cinque quotidiani a diffusione nazionale considerati “generalisti” - che, in ordine di diffusione, sono “Corriere della Sera”, “La Repubblica”, “La Stampa”, “Avvenire” e “Il Messaggero” - hanno registrato nei primi sei mesi del 2024 una flessione nella vendita di copie cartacee dell’8% rispetto ai corrispondenti volumi del 2023. , una percentuale inferiore alla media delle copie cartacee (-9,2%). quindi rispetto a quella (tale flessione si amplia al 35,0% con riferimento al 2020).
Va osservato che tutte le altre categorie individuate - ossia “altri quotidiani nazionali generalisti”, “testate a diffusione regionale o pluriregionale”, “quotidiani di informazione economica” e quelli “sportivi” - hanno registrato su base annua una riduzione nella vendita di copie digitali in media del 15,3%.
Cairo/RCS si conferma il principale player sul mercato
L’analisi per gruppi editoriali in termini di copie complessivamente vendute vede, nel primo trimestre 2024, Cairo/RCS quale principale player sul mercato (18,8% che include Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport), seguito da GEDI con il 14,8% (il dato comprende, al 30 giugno, 6 testate tra cui “La Repubblica” e “La Stampa”), da Caltagirone Editore (“Il Messaggero”, “Il Mattino” e altre tre testate) e Monrif Group (che sotto il marchio “QN-Quotidiano Nazionale” comprende “Il Resto del Carlino”, “Il Giorno”, “La Nazione”) rispettivamente con il 9,3% e l’8,0%.
Seguono il Sole 24 Ore (4,8%), Amodei (Corriere dello Sport e Tuttosport comprensive delle edizioni del lunedì rappresentano il 4,3% del mercato) e il Gruppo Tosinvest con il 4,0% (con le testate “Il Giornale”, “Libero” e “Il Tempo”).
Le vendite del Corriere superano la somma di quelle di Repubblica e Stampa
In riferimento all’andamento delle vendite complessive (in formato cartaceo e digitale), negli ultimi 12 mesi (luglio 2023-giugno 2024) quelle del “Corriere della Sera” (63,4 milioni di copie) sono risultate superiori alla somma delle vendite delle altre due principali testate generaliste (“La Repubblica” e “La Stampa”), pari a 59,8 milioni.
Pertanto, il “Corriere della Sera” risulta la principale testata con il 12,9%, seguita da “La Repubblica” (7,2%), “La Gazzetta dello Sport” (5,8%) e “La Stampa” (5,0%).
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Riportiamo il calendario fiscale realizzato dagli esperti di Confcommercio con evidenziati i prossimi appuntamenti con il fisco. Uno strumento utile per ricordare a imprese, ditte individuali e partite IVA le principali scadenze fiscali e rimanere sempre aggiornati su quando pagare imposte e tasse, versare i contributi dovuti, inviare i dati richiesti dall'Agenzia delle Entrate.
Ricordiamo ai nostri Associati che i nostri esperti sono a disposizione per ogni chiarimento di natura fiscale e/o amministrativo attraverso l’area riservata del sito www.snagnazionale.it.
LUNEDÌ 11 NOVEMBRE
Dichiarazioni fiscali integrative - Assistenza fiscale: invio telematico del Mod. 730/2024 integrativo e dichiarazione rettificativa
Dichiarazioni fiscali - Dichiarazioni integrative - Consegna 730-3 e 730-4 integrativo da parte del CAF o del professionista abilitato in caso di 730 integrativo.
VENERDÌ 15 NOVEMBRE
Esigibilità dell’Iva - Esigibilità immediata e differita dell’IVA - Fatturazione differita ed annotazione
Modello Redditi - SC Dichiarazione IRAP - Presentazione della dichiarazione Redditi ed IRAP 2024 da parte delle società con periodo d’imposta non coincidente con l’anno solare
Ritenute di imposta e di acconto - Ravvedimento relativo al versamento delle ritenute e dell’IVA mensile
Esterometro - Comunicazione delle operazioni transfrontaliere - Trasmissione dati operazioni transfrontaliere passive
Partecipazioni - Rideterminazione del valore di acquisto di partecipazioni - Versamento seconda rata imposta sostitutiva per rideterminazione valore di acquisto di partecipazioni possedute alla data del 1° gennaio 2023.
Criptovalute - Versamento seconda rivalutazione criptovalute al 1° gennaio 2023.
Terreni - Rivalutazione dei terreni - Versamento terza ed ultima rata imposta sostitutiva per rideterminazione valore di acquisto dei terreni edificabili posseduti alla data del 1° gennaio 2022.
Partecipazioni - Rideterminazione del valore di acquisto di partecipazioni - Versamento terza ed ultima rata imposta sostitutiva per rideterminazione valore partecipazioni possedute alla data del 1° gennaio 2022.
LUNEDÌ 18 NOVEMBRE
Liquidazioni periodiche IVA - Liquidazione periodica IVA per soggetti con obbligo mensile e trimestrale.
Acconti Irpef, Ires, Irap - Rateizzazione versamento imposte da Redditi 2024 ed IRAP 2024
Liquidazioni periodiche IVA - Rateizzazione versamento IVA annuale
Ritenute di imposta e di acconto - Ravvedimento entro 90 giorni delle ritenute e dell’IVA mensile/trimestrale
Ritenute di imposta e di acconto - Ritenute sui redditi di lavoro autonomo, di dipendente e su provvigioni
Redditi diversi di natura finanziaria - Versamento imposta sostitutiva sui risultati della gestione patrimoniale
Tobin tax - Versamento imposta sulle transazioni finanziarie
LUNEDÌ 25 NOVEMBRE
Operazioni intracomunitarie - Presentazione dei Modelli Intrastat - Presentazione degli elenchi riepilogativi cessioni intracomunitarie per operatori con obbligo mensile/trimestrale e dati statistici acquisti e cessioni.
“Ladri di giornali” è il titolo emblematico di un articolo che lunedì 14 ottobre Il Giornale ha deciso di pubblicare in prima pagina per denunciare il “furto gigantesco e ripetuto che per qualche strano motivo nessuno sembra vedere” di giornali.
Furti di quotidiani: una pratica diventata quasi scontata
Migliaia di quotidiani ogni mattina vengono elargiti gratuitamente come fosse “una pratica considerata legittima e da perpetuare senza vergogna” e i primi a praticare con disinvoltura questa pratica sono proprio, si legge nell’articolo firmato da Francesco Boezi, “onorevoli e senatori della Repubblica Italiana e poi ministri e portaborse”.
Mentre esistono strumenti e sono state messe in campo strategie per tutelare i fenomeni di pirateria che interessano la musica, gli eventi sportivi e il cinema, i giornali sembrano essere rimasti senza alcuna tutela. Non parliamo delle rassegne stampa, che sono sempre esistite, ma di un vero e proprio accesso illimitato alle versioni integrali dei principali quotidiani.
Telegram sul banco degli imputati
Sul banco degli imputati c’è anche Telegram, dove si registrano gruppi che ogni giorno offrono la versione integrale di numerosi giornali, scaricati da decine di migliaia di persone che a questo punto non hanno alcuna necessità di andare in edicola ad acquistare un quotidiano per informarsi. E neppure di fare un abbonamento alla copia digitale.
Già nel 2022 la Fieg aveva chiesto a gran voce di prendere provvedimento contro Telegram per porre fine alla pratica di diffondere gratuitamente le copie dei quotidiani.
Le conseguenze: 350 milioni di euro i danni stimati per le imprese editrici
Una pratica a cui va posta fine al più presto in quanto questa pratica “distrugge il lavoro delle redazioni” e, soprattutto, manda in rosso i già traballanti bilanci degli editori.
Ricorda l’articolo de “Il Giornale” che nel 2022 il Nucleo Frodi della Guardia di Finanza di roma aveva accertato che ben 430 mila utenti di smartphone e tablet “rubavano” ogni giorno altrettante copie di quotidiani stimando in 350 milioni di euro all’anno i danni provocati alle case editrici.
"Così muore una democrazia"
"Tanti addirittura si vantano di leggere i quotidiani senza pagare e invitano gli amici degli amici ad approfittarne" e la conclusione - scivono Alessandro Sallusti e Vittorio Macioce nell'editoriale dal titolo "Così muore una democrazia", è che l'attività di leggere i quotidiani senza pagarli non sia solo un semplice furto "ma una sorta di associazione a delinquere senza sosta".
Eppure, scambiarsi i giornali via Telegram o Whatsapp "è come svaligiare l'edicola, anzi peggio, perchè il furto è esponenziale" si legge nell'editoriale che incolpa anche "la radicata convinzione che l'informazione senza carta sia gratis". "L'ipocrisia è parlare del ruolo fondamentale della stampa e poi dissanguarla con milioni di parassiti. Ecco, davverso, come muore una democrazia".
Barachini: “L’informazione va sostenuta e va pagata”
Il sottosegretario di Stato con deleghe all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini, assicura però cha la stampa va tutelata e che il Governo combatterà anche questa pirateria.
“Chiunque a qualunque titolo continui illegalmente a distribuire prodotti editoriali che hanno un costo di realizzazione elevato non solo compie azioni illegali, ma contribuisce a deprimere un segmento fondamentale della democrazia, difeso dai principi costituzionali. L’informazione va sostenuta e va pagata”, ha dichiarato Barachini in un’intervista pubblicata da Il Giornale lo stesso giorno di pubblicazione dell’articolo “Ladri di giornali”.
Chi dà le proprie password viola la legge
Barachini osserva che “l’Autorità competente in materia è l’Agcom che può intervenire solo su segnalazione” e che “nell’ultimo anno l’80% circa delle istanze sono arrivate dal mondo audiovisivo e solo una piccolissima parte dal mondo editoriale”.
In ogni caso il Capo del Dipartimento dell’Editoria precisa nell’intervista che “cedere le proprie password personali a chiunque è un atto pericoloso per sé e per la sicurezza informatica di interi settori, oltre ad essere un’azione criminale, perché in tutti gli ambiti protetti dal diritto d’autore viola la legge e svilisce il valore finale di un lavoro creativo, impegnativo e pieno di responsabilità”.
Bisogna proteggere il diritto d’autore
Per questo motivo, aggiunge Barachini, “è fondamentale fermare questa deriva. Se vogliamo sconfiggere davvero la pirateria, oltre ad azioni mirate e a campagne istituzionali già in atto, dobbiamo partire dalla responsabilità individuale di tutti e dalla consapevolezza che anche questi comportamenti aiutano la criminalità digitale”.
Osserva inoltre che c'è anche un problema di maggiore tutela del diritto d’autore. “Le norme sul copyright esistono, ma vanno difese insieme, dalle istituzioni e dagli editori”, ha detto Barachini precisando che “il governo con il Ddl sull’AI ha proposto di rafforzarle aggiornandole ai processi tecnologici in armonia con i regolamenti europei”.
Riffeser (Fieg): percorso irto di ostacoli
“Al di là delle cifre, spaventose, che rendono l’idea di quanto il fenomeno contribuisca al crescente e generale impoverimento delle imprese editoriali, vi sono anche i rischi per i lettori che, in assenza di contenuti informativi di qualità, saranno sempre più esposti a fake news e disinformazione online”, ha sottolineato al riguardo Andrea Riffeser Monti, presidente della Federazione Italiana Editori Giornali precisando che “la costante attività della Federazione a tutela del prodotto editoriale online, svolta da anni, in nome e per conto di tutti i nostri associati, ci ha consentito di ottenere risultati importanti. Ma il percorso è irto di ostacoli».
Con la pubblicazione della circolare ministeriale n. 18 del 17/09/2024, l’Agenzia delle Entrate ha fornito i parametri per l’applicazione del nuovo concordato preventivo biennale (CPB), introdotto dagli articoli 6 e seguenti del d.lgs. n. 13 del 2024, attuativo della legge delega per la riforma fiscale.
Si tratta di una novità assoluta per i contribuenti. Nello specifico, il concordato preventivo biennale consiste in una proposta che l’Agenzia delle Entrate fa ai titolari di partita IVA (società, ditte individuali o lavoratori autonomi), sulla base dei dati in proprio possesso, al fine di stabilire preventivamente le imposte sui redditi dovute e l’IRAP.
Le finalità
Come viene indicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, “il concordato preventivo biennale punta ad aiutare le partite IVA di minori dimensioni a rispettare i propri obblighi fiscali e dichiarativi al fine di instaurare un rapporto collaborativo, trasparente e semplificato tra contribuenti e fisco”.
Il Concordato consente per due anni di pagare le tasse sulla base di una proposta formulata dall’Agenzia delle Entrate, coerente con i dati contenuti nelle banche dati a disposizione dell’Amministrazione finanziaria e i redditi dichiarati dal contribuente.
Entro il termine fissato al 31 ottobre 2024, le partite IVA interessate potranno firmare il “patto” con il Fisco, che consentirà di determinare in anticipo redditi e imposte per il biennio 2024-2025. Dal 2025, il termine per l’eventuale adesione sarà il 31 luglio.
Chi può aderire
Il concordato si rivolge ai soggetti che applicano gli Indici sintetici di affidabilità (ISA) e a coloro che hanno aderito al regime forfettario. Per questi ultimi, la proposta è valida solo per l’esercizio 2024 mentre a regime, ovvero dal 2025, il Concordato sarà valido per due anni anche per i forfettari.
Non può aderire al concordato chi ha debiti tributari o contributivi di importo pari o superiori a 5.000 euro, inteso quale ammontare complessivo (ciò vale infatti anche se la sommatoria sia composta da singoli debiti di importo unitario inferiore a detta soglia).
Il contribuente in regime forfetario che nel 2023 abbia superato la soglia prevista per l’applicazione del regime (85.000,00 euro) non può aderire alla proposta di concordato, né come soggetto forfetario né come soggetto ISA.
Infine la normativa prevede che non possano accedere al CPB i contribuenti che hanno iniziato l’attività nel periodo d’imposta precedente a quello a cui si riferisce la proposta.
I benefici per chi aderisce
I soggetti che aderiscono alla proposta di concordato accedono a specifici benefici premiali (compresi quelli relativi all’imposta sul valore aggiunto) e, salvo che ricorrano le cause di decadenza previste dalla legge, sono esclusi dagli accertamenti tributari.
In particolare, se il contribuente accetta la proposta, i maggiori redditi effettivamente conseguiti durante il biennio 2024 e 2025 non verranno considerati ai fini del calcolo delle imposte e, in caso di minori introiti superiori al 30 per cento, il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) potrà prevedere ipotesi straordinarie di revoca del piano concordato.
Inoltre, sulla parte di reddito concordato eccedente il reddito dichiarato nel periodo d’imposta antecedente (il 2023), verrà applicata un’imposta sostitutiva che per i soggetti ISA varia dal 10% al 15% in base al punteggio ottenuto, e per i forfettari sarà del 10% o del 3% per forfettari start up.
Attenzione però perché nel caso in cui non accetti la proposta o decada dal concordato, il contribuente - spiega il Ministero dell’Economia e delle Finanze - verrà inserito in liste selettive e potrà essere soggetto a controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Resta inteso che, qualora il contribuente abbia correttamente adempiuto agli obblighi tributari, non vi sarà nessuna ulteriore conseguenza in termini di accertamenti fiscali.
Ravvedimento per il periodo 2018-2022
Con l’intento di incrementare l’attrattiva del Concordato, in sede di conversione del cosiddetto Decreto Omnibus sono state inserite specifiche disposizioni che consentono ai soli soggetti ISA di potersi avvantaggiare di un particolare regime di ravvedimento per gli anni dal 2018 al 2022, una sorta di sanatoria.
Un appello alla libertà di stampa e alla sua difesa è arrivato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione di un incontro al Quirinale con una delegazione di rappresentanti dell’associazione che raggruppa le agenzie di stampa europee (EANA-European Alliance of News Agencies).
Le trasformazioni devono rispettare i diritti fondamentali
“L’intero sistema informativo vive una fase di forti cambiamenti a causa delle repentine innovazioni tecnologiche che hanno mutato la stessa fruizione delle notizie da parte dei cittadini, rivoluzionando i tempi e gli stessi controlli sulla loro accuratezza” e “la sfida per le nostre società democratiche è quella di evitare che l’accelerazione dei mutamenti comporti una regressione dei diritti fondamentali derivanti da quell’unità di valori, indivisibili e universali, sui quali si fonda l’Unione europea”, ha osservato Mattarella.
Il quale ha ricordato che “è questo lo spirito che ha animato la ‘Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il prossimo decennio digitale’, proclamata in sede comunitaria nel 2023, e con cui si riafferma come debbano essere i valori e i diritti fondamentali a guidare le trasformazioni".
L’informazione libera è un diritto dei cittadini
“La libertà e il pluralismo dei media garantiscono il pieno dispiegarsi di alcuni dei diritti irrinunziabili per la democrazia e la misurazione della sua qualità: il diritto alla libertà di espressione e di informazione. L’informazione libera, indipendente, plurale è un diritto dei cittadini; è per tutti un dovere esigerla. È l’antidoto per contrastare fenomeni manipolativi”, ha detto il Capo dello Stato.
Mattarella ha quindi sottolineato che "nuovi protagonisti globali sono intervenuti nella dimensione dell’informazione, sovente con la pretesa di definire standard di accesso e linee guida - anche con l’uso spregiudicato delle piattaforme digitali che gestiscono e dell’Intelligenza Artificiale - a prescindere dalle normative poste a tutela della integrità del settore".
Si tratta di rischi, ha affermato, che "si aggiungono alle mai abbandonate tentazioni di poteri pubblici di fissare a loro volta limiti agli spazi di libertà di informazione, piuttosto che proporsi doverosamente di garantire e sostenere quei medesimi spazi di libertà".
La sostenibilità delle imprese editoriali è essa stessa garanzia di libertà
La sfida, ha detto Mattarella, è dunque quella di “coniugare innovazioni tecnologiche e principi della libertà di stampa con la pubblicazione di notizie verificate, per far luce dove è buio, perseguendo l’interesse generale”.
A tal fine, secondo il Capo dello Stato “la sostenibilità delle imprese editoriali è essa stessa garanzia di libertà per realizzare il bene dell’informazione. Poter operare in un ambiente che consente pari opportunità di mercato e tutela adeguate contribuisce a questo obiettivo".
Per questo motivo, "coloro che scommettono sul bene informazione e coloro che ogni giorno, con responsabilità, lo realizzano, sono attori che svolgono un servizio irrinunziabile alla comunità". Come quello che compiono "ogni anno decine di giornalisti" che "perdono la vita per raccontare ciò che accade, e non soltanto nei teatri di guerra. È il prezzo più alto pagato al dovere verso la verità dei fatti".
Oggi gli scontri bellici usano armi ibride come le fake news
Non poteva mancare un richiamo alla pericolosità delle fake news. “Oggi - ha precisato il Capo dello Stato - gli scontri bellici in atto, a partire dall’aggressione della Federazione Russa alla indipendenza dell’Ucraina, si avvalgono di armi ibride giocate sul terreno delle fake news dirette alle pubbliche opinioni dei Paesi democratici nel tentativo di manipolarle. È un sovrappiù di responsabilità per le agenzie di stampa il compito di restituire verità contro le azioni di propaganda che cercano di adulterare i fatti, intossicando così le coscienze".
“Senza conoscenza onestamente genuina - ha concluso Mattarella - non vi è possibilità di formarsi una opinione libera e consapevole. Riconoscersi, pertanto, nella vitale funzione democratica dell’informazione è una precondizione per fare in modo che le istituzioni, gli editori, i giornalisti e i cittadini possano concorrere, ognuno per la parte propria, alla sua tutela”.
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