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Agcom: ogni dieci anni vendita dei quotidiani dimezzata

12 Novembre 2024

Se le vendite di giornali continueranno a diminuire al ritmo attuale, tra dieci anni solo nell’1,5% dei nuclei familiari del Paese entreranno quotidiani e periodici, contro la percentuale del 25% attuale. È questa la nefasta previsione del Presidente del’Agcom, Giacomo Lasorella, durante l’audizione davanti alla Commissione Cultura della Camera sulla situazione attuale e sulle prospettive future dell’editoria.

Dal 1990 copie dimezzate ogni dieci anni

“I ricavi complessivi della vendita di copie cartacee di quotidiani si sono ridotti del 25,5% dal 2019 al 2023, rispetto al 2013 la riduzione è del 43,6%. Un andamento simile si registra per l’editoria periodica” ha detto Lasorella. Che poi ha aggiunto: “Nel 1990 si vendevano 6,8 milioni di copie di quotidiani, copie che sono diventate 4 milioni nel 2003 e 2 milioni nel 2013. Dal ’90 a oggi, ogni 10 anni le copie vendute si sono dimezzate. Se questo trend continua, mentre nel ‘90 il giornale era un oggetto presente in un terzo delle famiglie, sarà un oggetto che tra dieci anni entrerà nell’1,5% dei nuclei familiari del Paese. La crisi dei giornali cartacei si riflette sulla chiusura delle edicole, luogo classico di aggregazione”.

In difficoltà anche i quotidiani digitali

I giornali sono stati protagonisti di un crollo significativo: con la quota di italiani che si informa tramite stampa scesa dal 30% del 2018 al 18% del 2022. A preferire i giornali sono soprattutto le fasce di età più avanzate, mentre solo il 7% della popolazione è abbonata a un quotidiano online. Non conforta sapere che non se la passa molto meglio la versione digitale dei quotidiani, anch'essa in flessione nell'ultimo anno.

Alcune settimane fa, Agcom aveva indicato chenei primi sei mesi dell'anno le vendite di quotidiani (cartacei e digitali) erano diminuite del 9,2% rispetto all'analogo periodo 2023, confermando il quadro di debolezza che caratterizza il comparto.

La tv resta la principale fonte di informazione

Ma, allora, dove si informano gli italiani? “La televisione resta la fonte principale di informazione - ha precisato Lasorella - anche se il suo ruolo si sta ridimensionando dopo il picco di audience raggiunto durante la pandemia, mentre internet e i social media si vanno rafforzando come strumento privilegiato per condividere notizie e opinioni”.

Da rivedere le norme sulla concentrazione dei quotidiani

Lasorella è tornato a sollecitare una revisione della legge sull’editoria e in particolare dei criteri previsti dall'articolo 3 della legge sui limiti alle concentrazioni nella stampa quotidiana.

Secondo l’Agcom, la normativa attuale, basata solo sui limiti di tiratura, dovrebbe essere aggiornata per considerare la complessità delle modalità di diffusione dell’informazione, includendo vari indici di rilevazione, non omogenie, come quelli riguardanti le copie cartacee, le versioni digitali e l’audience online.

In conclusione

“La nostra democrazia potrà, probabilmente, nel medio periodo, convivere con una perdita di rilevanza dei giornali di carta. Ma non potrà privarsi di una informazione libera, autorevole, trasparente, responsabile, frutto del lavoro giornalistico qualificato e di una editoria libera e indipendente”, ha detto ancora Lasorella.

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