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Vendite quotidiani: -6,5% nei primi nove mesi 2021

10 Gennaio 2022

I nuovi dati contenuti nell’ultimo Osservatorio Trimestrale sulle Comunicazioni dell’Agcom confermano il lento e inesorabile calo delle vendite di quotidiani cartacei nel nostro Paese. Aumentano, invece, le copie digitali (ma non per tutte le tipologie di testate), che tuttavia mantengono un'incidenza marginale sulle vendite complessive, e quindi sui ricavi degli Editori.

Complessivamente, precisa Agcom con riferimento al settore dell’editoria quotidiana, nei primi nove mesi del 2021, in media giornalmente sono state vendute 1,73 milioni di copie, in flessione del 6,5% rispetto al corrispondente valore 2020 e del 31,2% rispetto al periodo gennaio-settembre 2017 (vedi grafico in alto).

Con riferimento però alle sole copie vendute quotidianamente in formato cartaceo, nei primi nove mesi del 2021 la flessione si fa più marcata e sale all’8,4% rispetto al 2020 e al 35,0% nei confronti del corrispondente periodo del 2017.

Non decollano le copie digitali. E l'aumento non è generalizzato

Andamento opposto per quanto riguarda le copie digitali che, nei primi nove mesi del 2021, "hanno registrato una crescita sia su base annua, sia con riguardo ai primi nove mesi del 2017", osserva Agcom.

Come emerge dal grafico qui sotto, però, l'andamento delle vendite di copie digitali - cresciute nei primi nove mesi del 9,4% - non è stato omogeno. I quotidiani sportivi e quelli economici hanno registrato una contrazione rispettivamente del 6,3% e del 20,5% nei primi nove mesi dell'anno rispetto a un anno fa, con ribassi ancora più importanti rispetto al 2017: -35,4% e -44,1% rispettivamente.

Al contrario, sono aumentate le vendite di copie digitali per i quotidiani nazionali generalisti e per quelli locali, con variazioni positive a doppia cifra: 17,5% per i primi e 15,8% per i secondi nel periodo gennaio-settembre, confermando il trend positivo degli ultimi anni ( 33,8% e 53,6% rispetto all'analogo periodo 2017).

Tuttavia, sottolinea Agcom, "i quotidiani venduti in formato digitale, nel tempo, non hanno registrato variazioni di particolare rilievo (oscillano intorno alle 200 mila copie giornaliere)" e, aggiungiamo noi, non sembrano per ora in grado di sfondare nel mercato dell'informazione.

Buona tenuta per i giornali sportivi nel 2021

I quotidiani sportivi in formato cartaceo sono quelli che nel corso di quest’anno hanno sofferto di meno. Rispetto a un anno fa, la contrazione delle vendite nei primi nove mesi è stata di appena il 2,4%, grazie soprattutto all’interesse per il campionato europeo di calcio. Rispetto ai primi nove mesi del 2017, però, hanno dimezzato le vendite e sono il segmento che ha sofferto maggiormente (-50,4%).

Da osservare, inoltre, che, sempre in termini di sole copie cartacee, i quotidiani locali hanno tenuto meglio di quelli nazionali generalisti rispecchiando l'esigenza della popolazione di maggiori informazioni local ai tempi della pandemia. A fronte di un calo delle vendite dell'8,2% per i giornali locali, i nazionali hanno segnato infatti una contrazione del 9,4%. L'andamento peggiore spetta invece alle testate economiche, che hanno registrato un calo di vendite di quasi il 15% rispetto a un anno fa (-14,9%).

Infine, nessuna sorpresa nella classifica dei maggiori gruppi editoriali. Come scrive Agcom, "relativamente al campione preso in considerazione da ADS, l’analisi per operatore vede, in termini di copie complessivamente vendute nei primi nove mesi dell’anno, GEDI quale principale gruppo editoriale (21,7%) seguito da Cairo/RCS (16,6%) e da Caltagirone Editore e Monrif Group entrambe con l’8,5% del mercato".

Un Fondo per l'Editoria a disposizione di tutta la filiera

22 Dicembre 2021

Il Governo accelera sul rilancio del settore editoriale. Un settore che va considerato come un “bene primario”, un “interesse nazionale” e quindi, in quanto tale, “deve essere difeso, tutelato, sostenuto e aiutato a crescere” come ha spiegato ieri il Sottosegretario per l’Editoria Giuseppe Moles in occasione della presentazione dello studio Il sostegno all’editoria nei principali Paesi d’Europa,realizzato a cura del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria (clicca qui per scaricare il documento in PDF).

L'Editoria è un bene primario e va aiutata a crescere

“Solo una corretta informazione fatta da persone che non solo si assumono la responsabilità di un prodotto, ma anche che sono dotati di una professionalità superiore, può essere un bene primario di una democrazia liberale”, ha aggiunto Moles, ricordando che “nella manovra, oltre agli strumenti classici, c’è anche un Fondo straordinario per l’Editoria: questo sta a significare la volontà del Governo di tornare a investire” in questo settore.

Non solo parole, quindi, ma fatti. Anzi, in questo caso, fondi. La legge di Bilancio 2022 ha disposto infatti la creazione di un nuovo Fondo straordinario per il sostegno all'Editoria mettendo a disposizione un budget di 90 milioni per il prossimo anno e di 140 milioni per il 2023.

Troppi? Non sembrerebbe proprio considerando lo studio comparativo sul sostegno all’Editoria nei paesi europei illustrato ieri. Prendendo come parametro il rapporto tra popolazione e risorse dirette investite dallo Stato, si scopre infatti che l’Italia occupa la penultima posizione con sostegni pari a 1,49 euro a persona, contro i 9,59 euro della Danimarca che spicca in vetta alla classifica europea. Il nostro Paese risale però al terzultimo posto, con 3,89 euro a persona, considerando anche gli aiuti legati alla pendemia. 

Fondo straordinario a disposizione dell'intera filiera 

A questo riguardo, in una recente intervista audio all’agenzia Italpress, Moles ha precisato che “la crisi nel settore dell’informazione non nasce con il Covid, ma con la pandemia è stata accentuata” e per questo motivo il Governo “è intervenuto inizialmente con alcuni provvedimenti di sostegno, che si possono definire spot, per cercare di sostenere il più possibile, dovunque possibile e per quanto possibile, tutta l’intera filiera”.

Si è trattato di un pacchetto “di provvedimenti inizialmente inseriti nel Decreto sostegno 2, pari all’incirca a 130 milioni, che hanno ristorato l’intera filiera, ma rischiavano di restare provvedimenti spot”, ha ricordato Moles. Per questo motivo, ha aggiunto, è stato creato in manovra il “Fondo straordinario per l’Editoria, che in totale per due anni ammonta a 230 milioni”, e che, come ha ulteriormente precisato il sottosegretario per l’Editoria, “sarà a disposizione di tutta l’intera filiera editoriale, per l’occupazione, per nuove professionalità, per software e per hardware e per tutto ciò che è necessario”. Il Fondo, ha aggiunto il Sottosegretario, sarà messo a disposizione attraverso "stanziamenti con decreto del Dipartimento dell'Editoria che potrà variare, in base alle esigenze del sistema, di anno in anno, una serie di risorse consistenti".

Da queste ultime dichiarazioni del sottosegretario Moles pare dunque di capire che anche le edicole - ultimo anello della filiera editoriale, luogo fisico per eccellenza dove trova realizzazione l’incontro tra domanda e offerta di carta stampata - possano avere accesso alle risorse del Fondo straordinario per l'Editoria per il biennio 2022-2023, come peraltro espressamente richiesto dallo SNAG e dalle altre Associazione di categoria.

Sostegno pubblico all'Editoria, un confronto europeo

15 Dicembre 2021

Partendo dal presupposto che “L’informazione è un bene pubblico […] e in quanto bene pubblico ha bisogno del sostegno pubblico” (dichiarazione dell’economista Joseph Stiglitz richiamata dall’Unesco), il Dipartimento dell’Informazione e dell’Editoria ha pubblicato - come preannunciato - un interessante studio intitolato “Il sostegno all’Editoria nei principali Paesi d’Europa” (clicca qui per scaricare il documento in PDF) in cui vengono raffrontate le misure a favore della stampa adottate in ambito europeo.

Un’approfondita e esaustiva indagine comparativa volta a portare nuovi e validi argomenti al dibattito circa l’opportunità di sostenere finanziariamente l’editoria, con un occhio di riguardo, come precisa il Sottosegretario per l’Editoria, Giuseppe Moles, nell’introduzione, a quella “corrente di pensiero” che si è sviluppata in Italia e che tende a “delegittimare” le misure di sostegno pubblico al sistema dell’informazione.

Le motivazioni dello studio

Secondo tale corrente, infatti, il finanziamento alla stampa finisce per condizionare “chi dovrebbe essere libero di svolgere la funzione di watch dog a tutela della democrazia e del pluralismo delle opinioni”. Inoltre, “la spesa volta a sostenere il pluralismo dell’informazione non potrebbe essere considerata essenziale, in quanto estranea all’ambito tipico delle attività di carattere pubblicistico”.

“Per verificare la bontà o meno di questa impostazione, è risultato quasi inevitabile e doveroso per il Dipartimento dell’Informazione e dell’Editoria – scrive ancora Moles – volgere lo sguardo verso altri paesi europei in chiave comparativa, al fine di verificare se il complesso sistema italiano che supporta l’informazione, in modo diretto e indiretto, costituisse una nostra peculiarità ovvero se invece trovasse una corrispondenza in altri paesi europei di consolidata tradizione democratica”.

Sostegno all'editoria: una prassi condivisa dall'Europa

La conclusione, ovviamente, è che il quadro di interventi pubblici adottato in Italia a sostegno dell’editoria si colloca all’interno di una prassi condivisa nel resto d’Europa. “È evidente come, dal panorama sin qui vagliato, emerga un quadro fortemente orientato alla tutela del pluralismo e dell’indipendenza del settore editoriale, fattori per i quali un finanziamento di natura pubblica risulta, specie all’indomani dell’emergenza sanitaria, quantomai essenziale”, si legge nelle conclusioni del rapporto.

Inoltre “la crisi dovuta al Covid-19 ha evidenziato e notevolmente acuito le fragilità del settore editoriale che erano già presenti in precedenza, tanto in Italia quanto nei restanti paesi europei. Il fatto che la generalità degli Stati oggetto dello studio abbia istituito (o previsto) misure ad hoc per far fronte all’emergenza sanitaria denota la necessità di strumenti normativi nazionali, comunitari e continentali per mettere in atto strategie di finanziamento a favore dell’editoria per tutelarne l’indipendenza e rafforzare il pluralismo”.

Le misure straordinarie di sostegno diventano strutturali

Con riferimento alle misure straordinarie adottate da tutti i paesi europei in risposta all’aggraversi della crisi dovuta al Covid, “è evidente - si legge ancora nelle conclusioni del rapporto - come i governi non soltanto siano propensi a mantenere gli impianti originari di interventi pubblici a favore dell’editoria anche dopo il 2020, ma anche ad ampliarli".

"In alcuni casi sono stati previsti dei piani di sostegno straordinari per gli anni a venire, in ragione della gravità delle conseguenze economiche negative abbattutesi sul settore (tra i più colpiti) a causa della pandemia. Si pensi soltanto - sottolinea il rapporto - che, in base alle prime valutazioni, la filiera dell’informazione ha registrato una riduzione degli introiti pubblicitari oscillante tra il 20% e l’80%".

Se si valuta, in particolare, il caso dell’Italia, è possibile riscontrare come la quasi totalità delle misure (sia di natura contributiva diretta che fiscale agevolativa) poste in essere per far fronte all’emergenza sanitaria siano in seguito state confermate anche, almeno, per il 2021 (se non, talvolta, anche per il 2022).

In particolare, da uno schema riassuntivo contenuto nel rapporto, si evince che considerando le misure dirette, indirette e quelle straordinarie a cuasa del Covid, lo stanziamento per il settore editoria in Italia è ammontato a 175.641.134 euro nel 2019, quasi raddoppiando a 317.412.206 euro nel 2020 per salire ulteriormente nel 2021 a 386.488.188 euro.

L'Italia può fare di più per sostenere l'editoria

Senza scoprire nulla di nuovo, l’Italia si trova nelle ultime posizioni in Europa quanto a incidenza sul Pil delle risorse pubbliche destinate al settore dell’editoria. Al primo posto si colloca infatti la Danimarca con un’incidenza dello 0,041%, poi la Svezia con lo 0,030%, la Norvegia con lo 0,021% e la Francia con lo 0,017. L’Italia si trova in quinta posizione, con un’incidenza dello 0,014% seguita, a distanza, da Austria (0,007%) e Finlandia (0,003%).

Considerando il valore pro-capite delle risorse dirette impiegate a sostegno del settore dell’editoria, la posizione dell’Italia scende ancora più in basso e diventa fanalino di coda in Europa (vedi tabella sotto) con un valore pro-capite di 1,49 euro, seguita solo dalla Finlandia (0,09 euro). Decisamente più generosi sono gli interventi di Danimarca (9,59 euro), Svezia (7,53 euro), Norvegia (6,69 euro), Francia (1,75 euro) e Austria (1,67 euro)

La situazione del nostro Paese migliora, invece, considedrando anche le risorse temporanee, dirette e indirette, varate in occasione dell’emergenza sanitaria. In questo caso l’Italia risale in quinta posizione nella classifica europea con risorse pro-capite investite a sostegno del settore editoriale pari a 3,89 euro: più di Austria (3,09 euro) e Finlandia (1,45 euro) ma meno di Danimarca (22,04 euro), Svezia (13,52 euro), Norvegia (12,27 euro) e Francia (5,64 euro).

Vendite quotidiani in calo anche ad ottobre

13 Dicembre 2021

Confermata anche ad ottobre l’emorragia di vendite di quotidiani. Per iICorriere della Sera e La Repubblica, i due principali quotidiani del Paese, si registra ancora una contrazione di vendite in edicola (vendite individuali pagate dall’acquirente): 151.290 copie il primo (da 154.768 di settembre e 165.990 di gennaio) e 105.500 la seconda (stabile rispetto a settembre ma in calo rispetto alle 114.333 copie di gennaio).

Restando nel gruppo GEDI, rispetto al mese di settembre La Stampa perde mille copie e scende a 68.231, contro le 75.628 dello scorso gennaio. Mentre resta stabile a 23.500 copie Il Secolo XIX, anche in questo caso in calo dalle 27.392 di gennaio.

Tra gli altri quotidiani, Il Messaggero perde mille copie rispetto a settembre confermandosi attorno a quota 52.406, stessi valori di gennaio. Stessa sorte anche per QN-Il resto del Carlino che si assesta attorno a 64.527 copie, contro le oltre 72.000 vendute a gennaio. Vendite in calo ad ottobre anche per QN-La Nazione, che scende a 43.715 copie da 45.234 di settembre e contro le 49.000 di gennaio. Resiste meglio QN-Il Giorno, con vendite stabili poco sopra le 20 copie contro le quasi 22.000 di gennaio. Poco variati anche i numeri di Avvenire cartacee con 5.264 copie in ottobre.

Tra i giornali politicamente più schierati, perde ancora quota Il Fatto Quotidiano, che perde mille copie rispetto a settembre scendendo a 23.949, ben al di sotto delle quasi 30.000 copie che vendeva a gennaio. Stesso bilancio per Il Giornale, che scende a ottobre a 32.915 copie, ben lontano dalle quasi 44.500 di gennaio. In calo anche Libero, che scende sotto le 20.000 copie, a fronte delle 22.748 di gennaio. In controtendenza invece, come avviene già da un po’ di tempo, La Verità, che risale a ottobre a 27.372 copie, contro le 26.661 di settembre e le 25.475 di gennaio. Infine, risale poco sopra le 7.000 copie Il Manifesto (7.600 copie vendute a gennaio).

Passando ai quotidiani economici, Il Sole 24 Ore rimonta a ottobre di circa 1.000 copie a 30.848 (erano 34.547 a gennaio). Balzo in avanti anche per Italia Oggi con 8.255 copie da 6.914 di settembre, valore superiore alle 7.783 di gennaio.

Infine, si segnala il nuovo tonfo dei quotidiani sportivi dopo i picchi estivi trainati dagli europei di calcio, dai giochi olimpici e dall’avvio del campionato di calcio. La Gazzetta dello Sport scende a 82.113 copie dalle 91.211 di settembre, mantenendo comunque un forte vantaggio rispetto alle 65.000 copie vendute a gennaio. Il Corriere dello Sport scende a 39.200 copie dalle 43.272 di settembre restando poco sopra le 37.245 di gennaio. Tuttosport a ottobre si ferma a 22.231 copie dalle 24.617 di settembre, in deciso calo rispetto alle 35.356 di gennaio.

Giornali a scuola: domande contributi prorogate al 14 gennaio

13 Dicembre 2021

Le scuole italiane avranno ancora un mese di tempo per presentare le domande per accedere ai contributi relativi all’acquisto di quotidiani e periodici oltre a riviste scientifiche e di settore.

Il Dipartimento per l'informazione e l'editoria ha infatti ulteriormente prorogato al 14 gennaio 2022 i termini per la presentazione delle domande che danno diritto a un rimborso sino al 90% della spesa sostenuta dalle istituzioni scolastiche in quotidiani e periodici. I termini erano stati inizialmente fissati dal 1 al 31 ottobre 2021. E successivamente prorogati al 30 novembre.

Un’iniziativa fortemente voluta dal Sottosegretario per l’Editoria, Giuseppe Moles, e finalizzata a favorire l’attivazione di specifici programmi per la promozione della lettura dei giornali nelle scuole.

Le motivazioni dell'ulteriore proroga

La proroga dei termini “consentirà alle scuole di programmare ed effettuare gli acquisti degli abbonamenti ai giornali avendo a disposizione un lasso di tempo maggiore e di indicare nella domanda le spese sostenute nell’intero anno 2021”, come spiega il Dipartimento per l’Editoria precisando che sono ammesse ai contributi le spese già sostenute e fatturate dalle scuole nel 2021, a condizione che le stesse non siano già state dichiarate nella domanda relativa ai bandi 2020.

Nello specifico si ricorda che il primo dei due bandi messi a disposizione degli istituti scolastici rimborsa (fino al 90%) le spese per l’acquisto dei giornali quotidiani, dei periodici e delle riviste scientifiche e di settore da parte di Scuole di ogni Ordine e Grado mentre il secondo bando rimborsa (fino al 90%) i costi sostenuti per favorire l’attivazione di specifici programmi per la promozione della lettura inseriti nei Piani dell’Offerta Formativa nelle Scuole Secondarie Primo Grado.

Sostenere il ricambio generazionale di lettori

La diffusione dell’ultimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese ha evidenziato che gli italiani sono sempre più digitali anche quando si tratta di informazione. I dati mostrano una drastica caduta per la carta stampata. Nel 2007 i quotidiani cartacei erano letti dal 67% degli italiani, mentre ora solo il 29,1% della popolazione li legge (con un ulteriore calo dell’8,2% rispetto al 2019). Sempre meno lettori anche per settimanali e mensili.

Soprattutto, ad acquistare giornali in edicola sono quasi esclusivamente le persone più anziane. Mancano i giovani e manca un ricambio generazionale di lettori. Pertanto ogni iniziativa che possa avvicinare i ragazzi alla lettura dei giornali non può che essere apprezzata e sostenuta.

Bilancio positivo per la pubblicità sulla carta stampata

03 Dicembre 2021

Secondo quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Stampa FCP rilasciati dalla Federazione Concessionarie Pubblicità, il bilancio dei primi dieci mesi chiude in positivo per gli investimenti pubblicitari sulla carta stampata. Una buona notizia, dunque, per gli editori anche se è bene notare che le entrate pubblicitarie hanno un’incidenza piuttosto bassa sui loro ricavi complessivi, essendo che la maggior parte delle entrate continua ad arrivare dalle vendite in edicola delle copie cartacee.

Il bonus pubblicità dà una mano al mercato

Il merito della ripresa degli investimenti pubblicitari va anche all’introduzione, da parte del Governo, del bonus pubblicità, che concede agli inserzionisti, a particolari condizioni, di avere un credito d’imposta per le spese fatte in pubblicità sulla stampa quotidiana e periodica, oltre che sulle emittenti televisive e radiofoniche locali.

Nel complesso, da gennaio ad ottobre gli investimenti pubblicitari sulla carta stampata hanno registrato un incremento del 4,5% in termini di fatturato, salito a 477 milioni di euro, rispetto all’analogo periodo del 2020 ( 5,1% a 347 milioni e gli investimenti sui quotidiani, 3,2% quelli sui periodici a 130 milioni).

Pubblicità sulla stampa sempre più marginale

Nonostante questo incremento, gli investimenti pubblicitari sulla stampa continuano ad avere un ruolo sempre più marginale nel mercato complessivo.

Secondo le stime dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, la pubblicità sulla stampa è scesa da una quota di mercato del 30% nel 2008 a una quota stimata per quest’anno al 7%, in ulteriore lieve contrazione rispetto al 9% del 2020.

Pubblicità totale ai massimi da 12 anni

Un raffronto particolarmente significativo se si considera che le due percentuali - 30% e 7% - sono calcolate su una spesa pubblicitaria molto simile tra i due anni, pari a 9,6 miliardi nel 2008 e - dopo essere costantemente scesa negli anni successivi - ritornata a salire nel 2021 con una previsione di fatturato per fine anno di 9,5 miliardi di euro, il valore più alto mai registrato negli ultimi dodici anni.

Continua l'impennata della pubblicità digitale

Di tale cifra, 4,2 miliardi, ossia quasi la metà, è assorbita dall’online. L’ascesa della pubblicità su internet non conosce battute d’arresto. Basti pensare che nel 2008 sfiorava quota 1 miliardo di euro, per poi raddoppiare a 2,15 miliardi nel 2015, sfiorare i 3 miliardi nel 2018 fino ad arrivare ai 4,26 miliardi stimati per il 2021, superando già dallo scorso anche la pubblicità televisiva, per lungo tempo regina incontrastata delle preferenze degli inserzionisti. E la corsa della pubblicità digitale non è ancora finita. Le stime indicano un’ulteriore crescita nel 2022.

Mercato in crescita anche nel 2022

Secondo le previsioni del Centro Studi UNA (Aziende della Comunicazione Unite) e della società Media Hub, quest’anno il mercato pubblicitario in Italia dovrebbe arrivare a un valore di 8,759 miliardi di euro, in aumento dell’11,8% rispetto al 2020, riportando così le dimensioni del mercato in linea con quelle del 2019, anno pre-pandemia (8,803 miliardi). Il 2020 è stato infatti un anno di contrazione per la pubblicità, scesa dell’11% a 7,834 miliardi.

Per il 2022, gli esperti del Centro Studi UNA e di Media Hub indicano un’ulteriore crescita del mercato con un progresso degli investimenti del 5,2% a 9,216 miliardi, con il digitale ancora protagonista con un incremento a ritmo costante dell'8,5%.

Tra debutti e ritorni in edicola

02 Dicembre 2021

A sfatare la profezia secondo cui i giornali cartacei stanno morendo, riportiamo un breve riepilogo delle principali testate che hanno debuttato o che sono ritornare in edicola nel corso dell'anno. Un sintetico elenco (non certo esaustivo) che intende mettere in evidenza che ci sono ancora editori che scommettono sulla "carta", editori che dall'online passano al cartaceo (e non viceversa!) ed editori che credono valga ancora la pena sperimentare nuove iniziative editoriali.

Ed è anche un segnale preciso che indica l'esistenza di lettori disposti ad investire nell'acquisto di un giornale, specie se quel giornale è in grado di soddisfare un preciso bisogno di informazione e di cultura ed è realizzato con elevati standard qualitativi, anche in termini grafici e illustrativi. Ciò detto, però, non possiamo nemmeno ignorare quei giornali che si sono arresi alla persistente crisi del mecato editoriale tradizionale e sono stati costretti, durante quest'anno, a cessare le pubblicazioni.


La Ragione , un nuovo quotidiano per raccontare l'Italia della ripartenza

È nata il 2 giugno 2021, in occasione della Festa della Repubblica, La Ragione – le Ali alla libertà, un nuovo quotidiano nazionale d'opinione di ispirazione liberaldemocratica ed europeista, nato per raccontare l'Italia della ripartenza. Alla guida ci sono Davide Giacalone, in qualità di direttore editoriale, e Fulvio Giuliani, nel ruolo di direttore responsabile. Articoli di lunghezza contenuta, per una lettura approfondita e puntuale, ma insieme rapida e immediata. Il quotidiano è edito dalla cooperativa La Ragione e il capitale è aperto a chiunque desideri investire nel progetto. La Ragione ha inoltre deciso di sostenere gli edicolanti, in una fase di particolare difficoltà, garantendo loro l'80% di commissione sul prezzo di copertina di 50 centesimi, a fronte del poco meno del 19% previsto dall'accordo nazionale sulla vendita dei quotidiani e periodici. Il restante 20%, sempre come da accordi nazionali, è riservato alla catena di distribuzione nazionale e locale.

L’Essenziale , il settimanale di Internazionale che sembra un quotidiano

Il 13 novembre è uscito in edicola il primo numero de L’Essenziale, nuovo settimanale creato da Internazionale con un focus su quanto accade in Italia. “Non attraverso la stampa straniera, ma con articoli scritti dalla redazione e da una rete di collaboratori e collaboratrici” in quanto vuole essere “un giornale non alternativo ma, anzi, complementare a Internazionale”, si precisa in un articolo di presentazione. Il settimanale esce al sabato in edicola. Il formato scelto è quello di un quotidiano e la cifra distintiva è quella di raccontare “con articoli sintetici, chiari, verificati, senza dare nulla per scontato”, i fatti più importanti successi in Italia. Con un obiettivo: “offrire un’informazione di base rivolta a tutti”.

Review , il mensile de Il Foglio firmato da Annalena Benini

Da sabato 23 ottobre in edicola, in allegato con Il Foglio, c'è Review, il nuovo magazine diretto da Annalena Benini. Una rivista mensile “che racconta storie, quelle che ci piacciono e quelle che non ci aspettavamo” si legge nell’annuncio del lancio. «Vogliamo immergerci nelle storie e per questo adottiamo la formula del longform, che peraltro appartiene alla storia del Foglio, per avere un respiro più lungo, più arioso, rispetto alla velocità che spesso nel nostro lavoro ci domina, ci schiaccia», spiega Annalena Benini, da vent'anni in forza al giornale fondato da Giuliano Ferrara e oggi diretto da Claudio Cerasa, parlando della rivista. La tiratura iniziale è di 30 mila copie, la foliazione di 48 pagine.

Linkiesta Forecast , la prima debuttante dell’anno

Il 7 gennaio è arrivata in libreria e in edicola Linkiesta Forecast, la nuova rivista cartacea del quotidiano online Linkiesta realizzata in collaborazione con ilNew York Times eacquistabile, al costo di 10 euro, sul sito del quotidiano, in molte librerie italiane e anche nelle edicole di Milano e di Roma. Il primo numero ha fatto il tutto esaurito. Duecentoquaranta pagine sugli Scenari 2021, le tendenze, l’agenda globale della nuova era post-Covid. Con interventi di Premi Nobel, dissidenti, imprenditori, artisti e le firme de Linkiesta e del New York Times. Previste tre uscite l’anno per il nuovo magazine diretto da Christian Rocca.

Cose spiegate bene , scommessa vinta per la rivista/libro del Post

Non è venduto in edicola ma vale la pena segnalarlo ugualmente. Cose spiegate bene, la nuova rivista/libro del Post, è stato un esperimento riuscito con la rivista entrata fin da subito nella classifica dei libri di saggistica più venduti. La formula scelta è quella monografica con il primo numero dedicato ai libri. Il secondo numero sarà presentato a Roma sabato 4 dicembre nel corso della fiera "Più libri più liberi". Ed è significativo che un sito online abbia avvertito il desiderio di passare al cartaceo, come peraltro fatto da Linkiesta.

Dopo un anno torna Amadeus

Dopo un anno di assenza, dovuta alla chiusura del precedente editore, torna in edicola da dicembre 2021 Amadeus, storico mensile di musica classica fondato nel 1989. Fu il primo a uscire sul mercato con un cd allegato e la tradizione viene conservata anche per il ritorno in edicola, reso possibile oggi grazie all’iniziativa della Michelangeli Editore di Milano, già attiva nella pubblicazione di altri periodici musicali. Tra gli editorialisti anche Gaetano Santangelo, che fu fondatore di Amadeus. Incopertina la violinista cagliaritana Anna Tifu, di cui è allegato un cd che la vede protagonista.

Postalmarket , il catalogo di moda più desiderato dagli italiani

Dopo il tutto esaurito online, dove era possibile acquistarlo a un prezzo scontato, Postalmarket è tornato nelle edicole dallo scorso fine ottobre. Nato nel 1959 da un’idea dell’imprenditrice milanese Anna Bonomi Bolchini, fino alla fine degli anni Novanta veniva recapitato direttamente a casa degli italiani. Poi la sospensione delle pubblicazioni e, da quest’anno il ritorno nelle case degli italiani con il coinvolgimento di 180 brand distribuiti in sei segmenti sulle 364 pagine del catalogo (accompagnato anche da uno spazio e-commerce).


CUCINA MIA , quindicinale lanciato lo scorso aprile da Cairo Editore

Con una tiratura di 100.000 copie, CUCINA MIA è il nuovo quindicinale di Cairo Editore dedicato al mondo della buona tavola. Con una foliazione di 68 pagine, è in edicola dagli inizi di aprile allegata ai settimanali Diva e donna e Nuovo al prezzo di soli 50 centesimi oltre al prezzo di copertina del settimanale a cui è abbinato. “Abbiamo pensato ad un nuovo giornale di cucina dal taglio moderno, pratico, rivolto a tutti. Abbiamo realizzato un prodotto di facile consultazione che consentirà davvero a tutti di poter cucinare bene”, ha spiegato in occasione del lancio il direttore Riccardo Signoretti.

Credito Imposta: nominativi aventi diritto.

30 Novembre 2021

Pubblicato elenco soggetti aventi diritto al credito d'imposta 2021 per le domande presentate entro il 30 settembre 2021 relative alle spese sostenute nell'anno 2020.

(Dopo aver scaricato e salvato il file pdf che trovate qui sotto, potete ricercare la vostra attività cliccando alla voce "Modifica" il comando "Trova" e digitando la vostra Partita IVA, Codice Fiscale o Ragione Sociale.)

Quanto vale il mercato delle fake news?

29 Novembre 2021

Una bambina di Sesto al Reghena, in provincia di Pordenone, è deceduta dopo aver ricevuto una dose del vaccino anti Covid. Una notizia clamorosa che ha fatto in poco tempo il giro del web ed è stata cavalcata dai no vax. Ma non era una notizia vera. Era completamente priva di fondamento. Averla diffusa è stato un gesto ignobile, ha affermato il sindaco del piccolo borgo friulano, e sono già scattate le indagini del caso.

Ecco una fake news creata ad arte per distorcere la realtà. Per frenare il processo di vaccinazioni proprio mentre le autorità invitano gli italiani a sottoporsi alla terza dose del vaccino. Notizie false come questa, insieme a quella secondo cui il vaccino modifica il codice genetico o è velenoso, si propagano in modo veloce in rete. Ma a quale scopo?

Guadagnare followers e attirare pubblicità

Da una recente ricerca condotta da NewsGuard (un’organizzazione che verifica attraverso un pool di giornalisti i siti che pubblicano fake news) e Comscore (un’azienda che misura il traffico internet per migliaia di siti) è emerso che chi pubblica disinformazione incassa miliardi ogni anno dalla pubblicità programmatica, un tipo di investimento pubblicitario online in forte crescita che, attraverso l’acquisizione di dati forniti da cookie e pixel, individua l’utente target e assegna, in modalità automatizzata, spazi pubblicitari.

Insomma, le bufale attirano audience e followers. E di conseguenza fanno da richiamo per gli investimenti pubblicitari. Ecco perchè creare fake news è così redditizio. Ed ecco perchè capita che siano proprio i top brand, a loro insaputa, a fare pubblicità sui siti di fake news, finanziando di fatto la disinformazione online.

Le fake news valgono 2,6 miliardi di dollari

Attraverso la combinazione dei dati di spesa pubblicitaria di Comscore con quelli raccolti da NewsGuard relativi a migliaia di siti che pubblicano ripetutamente notizie false, le due società hanno stimato che circa l’1,7% della spesa per la pubblicità programmatica nei 7.500 siti facenti parte del campione da loro analizzato è andata a siti che pubblicano disinformazione.

Considerando che la spesa mondiale della pubblicità programmatica ha raggiunto i 155 miliardi di dollari, si stima che la spesa pubblicitaria mondiale annua su siti di disinformazione sia pari a 2,6 miliardi di dollari. Soldi che vengono sottratti ai siti di informazione che pubblicano notizie di qualità e che per farlo devono sostenere forti costi in un mercato editoriale sempre più in crisi.

L’obiettivo, dunque, deve essere quello di rendere il mercato delle fake news meno redditizio. Come? Sottraendo i soldi che arrivano dalla pubblicità programmatica. Cosa non semplice fino a quando gli investimenti saranno affidati ad algoritmi che non si possono controllare.

Intelligenza artificiale e intelligenza umana

Il ricorso all’intelligenza artificiale, che oggi blocca le inserzioni su siti pornografici o che incitano all’odio e alla violenza, non riesce a distinguere l’informazione vera dai siti di disinformazione, “che spesso si presenta esattamente come vera e propria notizia”.

Un modo efficace di procedere potrebbe essere quello di “usare l’intelligenza umana, ovvero giornalisti invece di algoritmi" per riconoscere ed evitare siti di disinformazione. NewsGuard, ad esempio, sta usando questa strategia con alcuni top brand a cui sta fornendo una lista di siti inaffidabili su cui non fare pubblicità.

Non solo. Un approccio ancora più produttivo è quello di utilizzare una lista "di siti d’informazione di qualità". "Queste liste di inclusione comprendono redazioni che fanno giornalismo locale di qualità, così come redazioni che si rivolgono alle minoranze (di colore, ispaniche, asiatiche, LGBTQ , per fare qualche esempio). Un recente case study evidenzia come questo approccio – ovvero costruire una lista di inclusione di siti affidabili – porti a CPM inferiori, copertura più ampia, e una percentuale di click superiore del 143%. Semplicemente grazie all’estensione della pubblicità su siti di notizie affidabili", commenta NewsGuard.

L'Editoria muove verso una nuova realtà

29 Novembre 2021

Un Parlamento trasversalmente unito nel sostenere il settore editoriale, dove i distinguo tra destra e sinistra si annullano e prevale il bene di un settore, quello dell’informazione, per il quale “più che di crisi si deve parlare di completa transizione dal tradizionale al digitale”. Con tutti i rischi che ciò comporta.

L’occasione per fare il punto sugli scenari del settore è arrivata dalla presentazione al Senato del libro dell’onorevole Federico Mollicone, L'Italia in scena, a cui hanno partecipato il Sottosegretario per l’Editoria Giuseppe Moles, il Presidente della FIEG Andrea Riffeser Monti e il presidente del Copasir Adolfo Urso, animatore della Fondazione "Fare Futuro” che ha organizzato l’evento.

Un libro che, come lo ha definito il suo autore, vuole essere “un resoconto parlamentate di metà legislatura, della legislatura più pazza del mondo. Per questo mi è sembrato corretto dare il senso di quello che accadeva dentro il Palazzo mentre fuori tutto cambiava”. Nel libro si parla di cultura ed Editoria (ma non solo), delle battaglie per difendere il settore dell’informazione e dell’approccio – diverso – con cui i vari esecutivi che si sono succeduti in questa legislatura hanno cercato di governare la trasformazione digitale della filiera editoriale.

Il sorpasso del digitale sul cartaceo

Lo scenario verso cui il settore si sta dirigendo però è uno solo. “Secondo gli analisti, entro il 2040 in Italia l’informazione giornalistica viaggerà esclusivamente online. Molto banalmente più che di crisi si deve parlare di completa transizione dal tradizionale al digitale. Ciò ovviamente ha dei rischi enormi. Su questo ci siamo confrontati, abbiamo sostenuto editori nazionali, le redazioni, i giornali”, ha assicurato Mollicone. Ricordando che per capire cosa sta accedendo in Italia e in Europa bisogna guardare a cosa è accaduto negli Stati Uniti, dove “nel 2020, in piena pandemia, i tre maggiori giornali hanno registrato un aumento del 20% di abbonamenti digitali a fronte di un ulteriore decremento dei lavoratori del settore impiegati, scesi di altre 4.000 unità. Dal 2008 negli Stati Uniti la platea di giornalisti si è dimezzata da 78.000 a 35.000”.

Se questo è lo scenario verso cui sta andando l’editoria italiana, serve formazione per il nuovo che arriva ma anche scivoli per i pensionamenti affinché le redazioni possano mutare pelle. E servono anche finanziamenti. Su questo fronte, ha ricordato Mollicone, l’Italia è fanalino di coda in termini di incidenza della spesa per l’editoria sul Pil, laddove in Europa la nazione più generosa è la Francia.

Qualcosa tuttavia sta cambiando anche in Italia dove il Fondo straordinario per l’Editoria è stato inserito nella Legge di Bilancio in discussione e segue altri interventi importanti come i fondi per il settore stanziati nel Dl sostegni bis, il bonus edicole raddoppiato, il rifinanziamento degli abbonamenti ai giornali nelle scuole, il recepimento della Direttiva Ue sul Copyright e un ulteriore credito d’imposta per l’acquisto della carta.

Lotta alle fake news e legge delle 3S

Gli Editori non possono che essere soddisfatti di queste iniziative, ma restano le preoccupazioni: “C’è uno studio del New York Times, secondo cui quando non ci sarà più la carta e non ci saranno più le rotative, la profittabilità delle aziende editrici sarà dieci volte quella che era prima. Però dobbiamo passare questa tempesta, siamo in mare aperto. Il Governo deve aiutare le aziende altri 4-5 anni”, ha detto il numero uno della FIEG ringraziando il Sottosegretario Moles e il Parlamento per le iniziative approvate.

Secondo Riffeser, però, gli editori non hanno “bisogno solo di soldi ma anche di ristabilire un rapporto con i lettori”. Per questo ha chiesto al Governo di appoggiare una campagna che porti “ai giovani un iPad a prezzi convenienti e agli anziani un giornale a prezzo scontatissimo”. E ha chiesto anche maggiore tutele per gestire il problema delle fake news. “Faccio un appello a tutte le forze politiche. Questo è il vero tema del futuro. Studi dicono che le fake news hanno superato le notizie vere. Disturbano enormemente la libertà di espressione. Nei social non devono esserci più i profili fake”, ha affermato il capo della FIEG, lanciando la proposta di “una legge delle tre S: chi siamo, chi siete, chi sei”.

Verso la nascita di una Consulta editoria

Premesso che “l’informazione e l’editoria sono un interesse nazionale e in quanto tale vanno difesi, tutelati e sostenuti”, Moles ha rassicurato sugli impegni futuri del Governo insistendo sulla necessità di una soluzione di filiera che non escluda nessuno soggetto.

Il Fondo Straordinario per l’Editoria stanziato nella Legge di Bilancio “è una grande occasione per transitare insieme tutti gli attori e gli stakeholders in quella che è la nuova realtà dell’informazione” e che comprende i nuovi concetti di sovranità digitale, gli interventi pubblici, la trasizione digitale con il PNRR. "Questo dimostra che si può fare parte di forze politiche differenti ma quando si ha a cuore un tema, tutti lavorano insieme per un bene comune”, ha dichiarato Moles.

In merito all’intervento pubblico a sostegno al settore editoriale, Moles ha annunciato che a breve sarà pubblicato sul sito del Dipartimento per l'Editoria uno studio sui finanziamenti all’Editoria nel resto d’Europa e subito dopo verrà costituita “la Consulta dell’editoria in cui verranno invitati tutti, nessuno escluso, gli attori del sistema editoriale. All’interno di questa Consulta dell'editoria faremo nascere una serie di tavoli tecnici su tutti gli argomenti di interesse per il sistema editoriale italiano, dalla digitalizzazione alle fake news, dalla disinformazione al diritto oblio e così via”, ha precisato il Sottosegretario annunciando di aver convocato per giovedì 2 dicembre la prima riunione del nuovo tavolo sull’equo compenso.


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