Ultime notizie

Home / news

L'Editoria è un unicum, nessuno si salva da solo

04 Ottobre 2021

di DARIO DE VITOFRANCESCHI -- “La filiera editoriale o si salva tutta insieme o non si salva ma la sopravvivenza di questo settore è essenziale per il buon funzionamento di un sistema democratico”. Lo ha ribadito il Capo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, Ferruccio Sepe, nel suo intervento nel corso dell’incontro promosso dall’USPI in materia di Editoria 4.0 durante il quale ha dedicato ampi spazi alle edicole.

Il Consigliere Sepe segue da anni il settore, si è sempre distinto per la estrema cordialità e disponibilità nei confronti delle associazioni di categoria, ma anche per essere un fine giurista, tant’è che, nel corso del convegno, è stato definito “uno dei massimi esperti del settore”.

Secondo Sepe, tutti gli anelli della filiera (Editori, Distributori, Edicolanti) “sono legati indissolubilmente”: da una parte c’è chi produce contenuti editoriali “qualificati” con un “autorevolezza che non va dispersa”, dall’altra c’è chi li legge, ma nel mezzo c’è la filiera che è essenziale – secondo il Consigliere – perché “dobbiamo fare in modo che i giornali arrivino ai lettori”.

Per queste ragioni il Capo Dipartimento ha chiosato “la filiera editoriale o si salva tutta insieme o non si salva”.

BISOGNA RAGIONARE COME FILIERA

Come poter dar torto al Consigliere Sepe. Ciò che ha detto è semplicemente vero.

E nel riconoscere la veridicità di quanto affermato da Sepe, gli anelli della filiera dovrebbero fare autocritica. Solo da alcuni anni (forse mesi) abbiamo iniziato a tentare di ragionare come filiera, come anelli di una stessa catena.

Tante sono le figure retoriche che si potrebbero richiamare: “la forza di una catena è data dal suo anello più debole” o “la velocità di un treno è data dal suo vagone più lento” e così via. Per troppo tempo invece gli anelli di questa catena si sono ispirati più al “vita mea mors tua”, a preoccuparsi solo dei “propri bilanci” con una logica spesso predatoria (tale da ridurre le edicole ad una sorta di bancomat), senza capire che questo modo di ragionare non faceva altro che riallocare le risorse all’interno della catena, senza generare un incremento di risorse per la e della filiera.

Il richiamo del Capo Dipartimento alla “indissolubilità degli anelli della filiera” si sposa perfettamente con il monito di un autorevole Distributore Nazionale “di stare attenti a non tagliare il ramo dove siamo tutti seduti”, e dovrebbe aprire un’ampia riflessione sulle scelte politiche, imprenditoriali e contrattuali all’interno della filiera.

Il Consigliere Sepe ha poi ricordato le oggettive difficoltà di distribuire stampa in un Paese come l’Italia, ricco di montagne, con una infinità di Comuni sotto i 5.000 abitanti, e ha rimarcato che la logica che ha guidato gli interventi del Governo è stata appunto quella di sostenere tutta la filiera ed “anche l’ultimo tratto della filiera” e cioè l’edicolante.

Il Capo Dipartimento ha ben rimarcato come “la sostenibilità economica di queste micro imprese è ormai difficilissima” e il Tax credit è stato pensato per permettere questa sostenibilità.

L'EDITORIA E’ UN SETTORE DA SOSTENERE

Infine il Capo Dipartimento ha ricordato come in tutta Europa esistono forme di sostegno al settore (e dire il contrario è una colossale Fake News) perché questo è “un settore ad alto fallimento di mercato”. Quindi è evidente che questo sistema “sta a cuore” a questo Governo come, peraltro, in tutti i paesi civili dove sono largamente previste forme di sostegno diretto e indiretto.

“Il sistema deve pensarsi come un unicum, non ci si salva da soli perché o si affonda come il Titanic o si sopravvive, e la sopravvivenza di questo settore è essenziale per il buon funzionamento di un sistema democratico”, sistema democratico che non è costituito solo da Istituzioni e libertà costituzionali, ma anche da pilastri quali una stampa libera che possa essere in grado di fare il watchdog delle istituzioni, “altrimenti non saremmo neppure qui se fossero scomparse le penne”.

Così il Capo Dipartimento ha concluso il suo intervento con un riferimento raffinato alla teoria del quarto potere: accanto ai tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) contrapposti secondo il modello di Montesquieu, esiste un quarto potere (il watchdog journalism) che è appunto la libera stampa che svolge una funzione di sorveglianza e trasparenza a tutela della democrazia e del pluralismo informativo. Ma perché tale funzione possa essere effettiva i giornali devono poter arrivare ai lettori …

Buone notizie dal mercato della pubblicità

04 Ottobre 2021

La ripresa economica più sostenuta delle attese e un certo ottimismo che si sta diffondendo tra gli operatori economici hanno creato un terreno positivo per gli investimenti pubblicitari, con un mercato che quest’anno si conferma in forte crescita e che si appresta a chiudere il 2021 su valori superiori alle attese.

Un aiuto arriva anche dal bonus pubblicità, reintrodotto anche quest'anno attraverso il decreto Sostegni bis, le cui domande devono essere avanzate nel mese corrente, ossia fino al 31 ottobre. Grazie al bonus pubblicità, agliinvestimenti effettuati sui giornali (cartacei e online) viene applicato un credito d’imposta pari al 50% dell'intera somma sostenuta: si tratta quindi di un ampliamento dell’agevolazione rispetto agli anni precedenti quando il credito era pari al 75% ma calcolato sul valore incrementale dell'investimento pubblicitario rispetto al passato. 

Aiutata anche dagli Europei di Calcio e dalle Olimpiadi di Tokyo, la spesa pubblicitaria ha chiuso il mese di luglio (ultimi dati resi disponibili da Nielsen) in netto aumento, con un avanzamento del 6,9% rispetto allo stesso periodo del 2020. Nei primi sette mesi dell’anno la raccolta pubblicitaria complessiva in Italia è cresciuta addirittura del 23,1%, un incremento che consente di “recuperare quasi completamente quanto perso nei primi sette mesi del 2020", anno segnato dalla pandemia.

Tra i singoli mezzi, tuttavia, luglio segna il ritorno in negativo della carta stampata con i quotidiani che hanno registrato un calo di investimenti del 7,6% e i periodici del 4,4%. Nonostante le flessioni del mese estivo, il bilancio dei primi sette mesi resta positivo con un aumento del 6,6% per i quotidiani a 250.500 euro e del 2,9% per i periodici a 113.300 euro.

Bene anche la pubblicità su internet, che per consistenza si sta avvicinando a quella sulla carta stampata. Come emerge dai dati rilevati dalla società Reply nell’ambito dell’Osservatorio Fcp-Assointernet, è proseguito anche ad agosto il positivo andamento degli investimenti sul digitale, cresciuti del 9,9% rispetto ad agosto 2020.

Nei primi otto mesi di quest’anno gli investimenti sul web hanno segnato un incremento del 24,3% rispetto all’analogo periodo 2020, con una spesa salita vicino ai 295.000 euro. L'incremento resta a doppia cifra ( 11,8%) anche se il confronto avviene con i primi otto mesi del 2019, anno che consente di avere un raffronto più omogeneo considerando l’eccezionalità del 2020.

“Tale dato dimostra ancora una volta come gli editori e le loro concessionarie aderenti a Fcp-Assointernet abbiamo costantemente investito nella qualità dei contenuti proposti e nella diversificazione della propria offerta, al fine di offrire agli investitori pubblicitari contesti sempre più affidabili per entrare in contatto con le persone”, ha commentato il presidente di Fcp-Assointernet, Giorgio Galantis.

Passando ai singoli device, nei primi otto mesi gli investimenti su desktop e tablet hanno segnato un aumento del 22,6% sfiorando i 123.000 euro a fronte di un incremento del 27% per gli investimenti su smartphon che hanno quasi raggiunto i 112.000 euro. In merito invece alla fruizione dei contenuti pubblicitari, è cresciuto di oltre il 47% nei primi otto mesi quella attraverso app, che però resta modesta in termini di incidenza (22.680 euro) rispetto a quella sui browsing, cresciuta del 22,7% a quasi 272.000 euro.

La "nuova" normalità che ci aspetta

30 Settembre 2021

“Di fronte a difficoltà eccezionali” le imprese del terziario “hanno reagito in modo straordinario” ma ora è il momento di “ricostruire il futuro” inteso come “costruire il nuovo” perché “da subito ci siamo resi conto che, se la normalità fosse tornata, sarebbe stata una “nuova” normalità”. Il tema della ricostruzione post pandemia è stato la colonna portante della XXV Assemblea Nazionale di Confcommercio, a cui aderisce lo SNAG, che si è svolta ieri a Roma alla presenza di vari Ministri e responsabili politici.

Nella foto in alto il Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli mentre illustra la propria relazione presso l'Auditorium Conciliazione e, a fianco, il Presidente di Confcommercio con il Presidente dello SNAG Andrea Innocenti

“La ripresa dell’economia italiana è più sostenuta delle attese. Forse è finita la crisi ma non sono finiti i sacrifici dei nostri imprenditori” perché “stiamo, sì, correndo, ma per tornare al punto di partenza, cioè al 2019”, ha detto il Presidente Carlo Sangalli invocando un patto per la produttività al fine di realizzare una crescita “robusta, duratura e inclusiva”.

A tal fine è importante non disperdere i 195 miliardi del PNRR e gli altri fondi nazionali ed europei: “senza una spesa di qualità rischiamo, infatti, di costruire un futuro economico debole e vulnerabile, lasciando alla “next generation”, per l’appunto, solo debiti”, ha puntualizzato il numero uno di Confcommercio.

Altrettanto importante è fare “un passo in avanti” nella tutela dei lavoratori. E su questo punto Sangalli è stato esplicito: no al salario minimo per legge, sì alla contrattazione collettiva, l’unico strumento “che garantisce retribuzioni adeguate e un moderno sistema di welfare sanitario e previdenziali” oltre a tutelare le persone e le loro competenze.

Bisogna poi “restituire fiducia, che è da sempre il motore della spesa privata” e pensare al ruolo dei giovani e delle donne, risolvere la questione del Mezzogiorno e migliorare le infrastrutture, incentivare il digitale e la semplificazione oltre a ridurre le tasse, il tutto pensando anche alla sostenibilità ambientale che per essere tale deve essere anche sociale ed economica, ha sottolineato Sangalli.

Di un patto per far ripartire il Paese ha parlato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio di cui è stata data lettura in apertura di Assemblea. “Per trasformare i segnali di ripresa in solidi risultati”, ha affermato il Capo dello Stato, “occorrono una forte determinazione e un impegno diffuso e coeso da parte delle istituzioni e di tutte le forze economiche e sociali”. In tal senso, ha affermato Mattarella, “il ruolo delle piccole e medie imprese è cruciale”.

La conclusione dei lavori è stata affidata invece al Ministro per lo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, il quale ha ricordato come le aziende del terziario siano state quelle più colpite dalla pandemia e “ancora continuano ad esserlo”. L’obiettivo del Governo, ha rassicurato il Ministro, è rendere stabile il rimbalzo della crescita e a questo proposito ben venga l’approvazione del recovery plan “anche se per ora c’è il plan ma manca il recovery”.

Per consolidare la ripresa, tuttavia, ha detto Giorgetti, “non basta stanziare finanziamenti e fare una buona legge. Lo sviluppo lo fanno gli imprenditori che tutti i giorni rischiano e si mettono in gioco affrontando la concorrenza”. E proprio la riforma della concorrenza, ha assicurato il Ministro, sarà a breve al vaglio del Governo.

BookTok: quando i social creano lettori

27 Settembre 2021

Accade negli Stati Uniti che un social per ragazzini come TikTok si sia trasformato in uno strumento in grado di far tornare di moda la lettura di libri tra i giovanissimi al punto da riuscire a rivitalizzare le vendite nelle librerie.

Il merito va all’hashtag #BookTok con cui i giovani tiktoker si sbizzarriscono a fare una recensione il più spontanea possibile dell’ultimo libro che hanno appena letto. Il risultato, sorprendente quanto inatteso, è stata una sorta di nuovo rinascimento del libro, che si è tradotto in una forte crescita per il mercato, improvvisamente galvanizzato da questa nuova tendenza.

CASE EDITRICI E LIBRERIE CAVALCANO L'ONDA

Seguendo l’esempio dei loro influencer preferiti, ribattezzati per l’occasione booktoker, molti giovani hanno riscoperto la lettura di alcuni classici o di libri tratti dalle serie tv di maggiore successo, creando una community che si sfida a colpi di recensioni, classifiche e consigli di lettura sotto forma di video della durata di una manciata di secondi, come richiesto dal popolare social.

Case editrici e librerie non hanno perso l’occasione e si sono buttati a capofitto su TikTok con propri canali, intercettando e pilotando la riscoperta della lettura da parte dei più giovani, spingendo su certi filoni narrativi e su libri che si pensava non potessero più avere un grande mercato. Il tutto con ritorni in termini di vendite molto interessanti.

UN FENOMENO IN ESPANSIONE ANCHE IN ITALIA

Dagli Usa all’Europa il salto è stato breve e il fenomeno è ormai diffuso anche in Italia, anche se con numeri al momento inferiori rispetto al mercato statunitense ma in continua crescita. Gli hashtag #booktokita e #booktokitalia vantano ormai la cifra stratosferica di quasi 20 miliardi di visualizzazioni e alcuni booktoker italiani sono vere star con svariate decine di migliaia di seguaci.

L’impatto sul mercato del libro non può che essere positivo. Non è certo solo merito di TikTok ma è un dato di fatto che i primi sei mesi del 2021 sono stati particolarmente vivaci per l'editoria libraria italiana. Con 15 milioni di copie vendute, la prima metà dell’anno ha registrato un aumento del 44% rispetto all’analogo periodo 2020, anno segnato dal Covid, e del 31% rispetto al 2019. Una crescita, come testimoniano i numeri forniti dall’AIE (Associazione Italiana Editori) che ha portato a un valore complessivo di mercato di quasi 700 milioni di euro ( 42% sul 2020 e 28% sul 2019), facendo del libro la prima industria culturale del nostro Paese, come ha dichiarato anche recentemente il presidente dell’AIE, Ricardo Franco Levi.

ASPETTANDO LA RINASCITA DELLA CARTA STAMPATA

Il libro, dunque, sta conoscendo una nuova primavera e pare essere riuscito ad aggirare la caduta di vendite dovuta a copie pirata, e-book venduti a prezzi vantaggiosi e scarsa propensione alla lettura, specie da parte dei più giovani. Anzi. Oggi sono proprio loro i lettori più accaniti. Lo confermano ancora una volta i dati dell’AIE, secondo cui «nella fascia d’età tra i 10 e i 17 anni, legge libri ben l’85 per cento della popolazione», insomma sono loro i lettori più forti del paese.

E i giornali? Qui è ancora tutto fermo. A luglio, ultimo mese di cui disponiamo le statistiche, le vendite in edicola di quotidiani sono salite rispetto al mese precedente ma è presto per parlare di inversione di tendenza dopo anni di contrazione. Senza incentivi all’acquisto e senza un sostegno forte da parte del Governo, è difficile far ripartire il mondo della carta stampata. Quello che sta accadendo all’industria del libro prova, però, che invertire una tendenza negativa è possibile. Bisogna solo trovare la giusta chiave per riportare lettori verso il cartaceo. E in tal senso è fondamentale puntare su un ricambio generazionale, come ha sottolineato il Presidente dello SNAG, Andrea Innocenti.

Non perdiamo il "gusto del futuro"

24 Settembre 2021

di DARIO DE VITOFRANCESCHI -- Messaggio di fiducia e di ottimismo da parte del Premier Mario Draghi intervenuto ieri all’Assemblea di Confindustria. L’Italia – ha ricordato il Premier – ha uno dei tassi di crescita più alti in Europa (il 6% stimato per il 2021), tassi mai visti dagli anni ‘50 (anche se in verità si tratta di un rimbalzo rispetto al 2020, vero annus horribilis per l’economia italiana).

La sfida di Governo, sistema produttivo e parti sociali è quella di fare in modo che questa crescita sia duratura e sostenibile, ha ammonito Draghi, secondo cui i pericoli più imminenti alla ripresa economica sono l’andamento dei contagi e quello dei prezzi, contro cui il Governo interverrà attivamente.

Il PNRR sarà poi fondamentale per dare all’Italia una crescita inclusiva ma i fondi – ha avvertito Draghi – devono essere “spesi bene”.

Il Presidente del Consiglio ha poi ringraziato le imprese e i loro lavoratori per quanto hanno fatto, per la capacità di reagire ma ha chiesto di “fare di più”, di condividere una prospettiva di sviluppo, un patto economico sociale con il quale aprire una pagina di cui l’Italia andrà fiera.

“Un Governo che cerca di non far danni è già molto ma non basta”, ha dichiarato Draghi ribadendo che “il Governo non intende aumentare le tasse: in questo momento i soldi si danno e non si prendono”.

Secondo il Premier il compito del Governo è quello di fare in modo che il “gusto del futuro” continui a restare nelle scelte imprenditoriali. Bisogna poi investire in buone relazioni industriali perché quando l’intero quadro politico internazionale cambia, bisogna essere uniti per non aggiungere incertezza interna a quella esterna.

Potrà sembrare retorico o irrealizzabile, ma far tornare un minimo di “gusto del futuro” anche nelle edicole – con una prospettiva di sviluppo fondata su digitalizzazione, adeguamento tecnologico e ampliamento dei servizi e beni commercializzati ed intercettando forme di sostegno pubblico – è ciò che lo SNAG sta faticosamente cercando di fare, immaginando una nuova “edicola del futuro”, sostenibile, che sia in grado di rimanere sul mercato nonostante la cronica e sistematica riduzione dei volumi di vendita di quotidiani e periodici.

L’inserimento nel tax credit dei costi per l’acquisto e il noleggio di registratori di cassa elettronici e di dispositivi POS è un risultato concreto di questa politica: bisogna crederci e cercare di riacquistare, anche in edicola, un po’ di quel “gusto del futuro” evocato da Draghi.

Giornali e cinema, la strana coppia

22 Settembre 2021

Se l’unione fa la forza, come dice un noto adagio, fa piacere che carta stampata e industria cinematografica abbiano deciso, in un periodo di crisi per entrambi i settori, di unire le forze e proporre un insolito abbinamento.

Fino alla fine di novembre 2021 ogni martedì chi compra un quotidiano o uno dei periodici aderenti alla FIEG ha la possibilità di ritagliare un coupon che gli consente di usufruire di un ingresso al cinema, il giorno stesso, ossia il martedì, per due persone al costo totale di soli 8 euro.

Il coupon è valido per la visione di tutti i film disponibili nelle sale cinematografiche che aderiscono all’iniziativa. Su https://powerticket.it/laculturaraddoppia è possibile prendere visione dell’elenco di tutte le testate partecipanti all’iniziativa oltre ai film disponibili e alla sala cinematografica più vicina.

Il connubio nasce da un’iniziativa degli Editori della FIEG e delle associazioni Anec e Anica, che rappresentano rispettivamente le sale e le industrie cinematografiche, i quali hanno voluto dare un segnale forte sulla ripartenza dell’industria culturale ai tempi della pandemia.

Il connubio non è poi del tutto accidentale. Informarsi attraverso la lettura di un giornale cartaceo e andare al cinema erano fino a qualche anno fa due dei passatempi più comuni tra gli italiani. Il digitale ha messo in crisi entrambi i comparti.

Social e siti web hanno dato una spallata alle vendite di giornali su carta mentre le piattaforme streaming (Netflix, Amazon Prime Video, Disney per citare solo le più diffuse) hanno sottratto spettatori alle sale cinematografiche.

Un ritorno alle origini per questi settori è impensabile ma tentare di riavvicinare le persone al piacere della lettura di un quotidiano o al piacere di andare al cinema è un'iniziativa che va nella giusta direzione. 

Lampedusa resta senza giornali

21 Settembre 2021

L’isola divenuta tristemente famosa per essere l’approdo di migranti in fuga dalle coste africane ha un ulteriore triste motivo per far parlare di sé: dal 16 settembre i suoi abitanti non ricevono più giornali cartacei. Lo ha annunciato il Sindaco dell’isola, Salvatore Martello, facendo seguito alla drastica decisione della società che distribuisce i giornali sull’isola.

"Ci troviamo di fronte a una inaccettabile disparità di trattamento rispetto al diritto di tutti i cittadini, compresi quelli di Lampedusa, a un'informazione completa e plurale", ha affermato il primo cittadino, già alle prese con i continui sbarchi, un hotspot stracolmo e un depuratore che non è ancora stato messo in condizioni di funzionare ma che non ha tenuto lontani i tanti turisti che quest'estate hanno scelto l'isola per le loro vacanze.

Il combattivo Sindaco però non si rassegna. Vola a Roma e lancia un appello al premier Mario Draghi: “Senza leggere è come non esistere. E sull’isola molti abitanti non hanno nemmeno uno smartphone o un tablet per leggere i giornali in versione digitale”.

Anche qualora li avessero, non sempre sarebbe possibile utilizzarli. Il cavo sottomarino che collega l’isola alle reti telefoniche e a internet è soggetto a rotture lasciando gli abitanti di Lampedusa nell’impossibilità – anche per lunghi periodi –di accedere all’informazione online, come è successo poco tempo fa in seguito a un’interruzione del servizio che è durata quasi tre settimane.

“Non so da chi dipenda questa decisione – ha riferito il Sindaco – ma so che è profondamente sbagliata e ingiusta. Faccio appello alle case editrici dei quotidiani affinché dispongano la ripresa delle spedizioni e mi rivolgo anche al sottosegretario per l’Editoria Giuseppe Moles al quale chiedo di valutare questa situazione, anche prevedendo meccanismi che vincolino l’erogazione dei contributi pubblici destinati alle imprese editrici alla regolare distribuzione su tutto il territorio nazionale, compresa Lampedusa che fino a prova contraria è un Comune italiano”.

 

Negli Usa c'è un editore che regala iPad ai lettori

20 Settembre 2021

Insolita, radicale e, fortunatamente, finora isolata la scelta fatta dall’editore americano del Chattanooga Times Free Press che ha deciso di regalare un iPad ai propri abbonati: un modo garbato per invitarli (o forse meglio sarebbe dire costringerli) a passare forzatamente alla versione digitale del quotidiano.

Da metà 2022, infatti, il quotidiano cesserà l’edizione cartacea, con un'unica uscita su carta il sabato. Negli altri giorni, invece, il giornale sarà sfogliabile unicamente dall’iPad in una replica, disponibile dalle quattro di mattina, esattamente uguale a quella cartacea, ma arricchita di quelle funzionalità che solo il digitale può offrire.

Una conversione – costata nel complesso 6,1 milioni di dollari, di cui 4,4 milioni per l’acquisto degli iPad – che si è resa necessaria per mantenere profittevole il quotidiano. E soprattutto per fare in modo di poter continuare a informare i lettori di Chattanooga, una delle cittadine più popolose del Tennessee, attraverso un giornalismo di qualità.

Questa la giustificazione dell’editore Walter E. Hussman Jr., presidente di WEHCO Media Inc, una holding di comunicazioni che controlla 14 quotidiani (tra cui il Chattanooga Times Free Press), 11 settimanali e 13 canali tv via cavo in sei diversi Stati americani.

Hussman ha dunque preferito tagliare i costi di stampa e di distribuzione piuttosto che ridurre lo staff giornalistico o il numero di pagine del quotidiano, riuscendo in questo modo a mantenere invariata la copertura degli avvenimenti e garantendo quella funzione di vigilanza sulle istituzioni locali che si era ritagliato nel tempo.

Chattanooga Times Free Press è uno dei principali quotidiani della zona, la cui diffusione arriva fino alla Georgia. Esso nasce a inizio 1999 dalla fusione di due giornali rivali: Chattanooga Times, la cui prima pubblicazione risale al 15 dicembre del 1869, e il Chattanooga Free Press, fondato nel 1933. A riunirli fu proprio Hussman dopo aver preso il controllo di entrambe le testate.

Ora per il quotidiano inizia una nuova avventura, che a dire il vero Hussman ha già sperimentato nel 2018 con l’Arkansas Democrat-Gazette, costretto già allora dalla necessità di tenere in vita un giornale che stava perdendo soldi. Un metodo quindi collaudato che ha permesso di creare un nuovo modello di business sostenibile con cui fronteggiare il drastico calo degli investimenti pubblicitari.

Questo è il drammatico problema. Come spiega lo stesso Hussman in un’intervista rilasciata al Chattanooga Times Free Press, nel 2006 i ricavi da investimenti pubblicitari sui giornali americani avevano toccato il picco di 47 miliardi di dollari. Nel 2017 la cifra era scesa attorno ai 12 miliardi di dollari, con Facebook e Google che erano riusciti nel frattempo a intercettare una larga fetta di mercato.

Un decremento che è proseguito. Nel 2020 i ricavi pubblicitari erano ulteriormente scesi a 8,8 miliardi di dollari secondo quanto dichiarato dal centro di ricerca Pew Research Center. Ma c’è un dato che deve far ancora più preoccupare. Per la prima volta l’anno scorso l’industria editoriale a stelle e strisce ha guadagnato più dalla distribuzione che dalla pubblicità, cosa che, peraltro, in Italia accade già da tempo.

Ma i lettori americani come hanno reagito all’“obbligo” di leggere il loro giornale su iPad? Quelli dell’Arkansas Democrat-Gazette all’inizio erano riluttanti ma poi hanno ammesso di apprezzare la nuova metodologia, ha spiegato Hussman. Certo, il passaggio ha richiesto un forte impegno di customer service e in alcuni casi sono stati necessari incontri individuali per rendere accessibile l’utilizzo della versione digitale.

Ma alla fine l’apprezzamento non è mancato: l’edizione online consente infatti di avere funzionalità che erano precluse con l’edizione cartacea. Si possono, per esempio, vedere video o sfogliare più foto a calori, mentre sull’app è disponibile l’archivio delle ultime 60 edizioni del giornale.

Siamo tutti avvisati. Non è possibile fermare il progresso. L’importante, però, è saperlo gestire.

Un manifesto contro le fake news

16 Settembre 2021

Il vaccino anti Covid non crea le varianti del Covid e non rende nemmeno sterili. E bere alcool o mangiare aglio non preserva dal virus. Sono tante le fake news scatenate dalla pandemia, al punto che perfino il Governo è dovuto scendere in campo con una task force anti bufale al fine di tutelare la salute degli italiani.

Di recente anche il sottosegretario per l’Editoria Giuseppe Moles aveva preso una posizione forte dichiarando che le notizie false sono “uno dei mali più insidiosi dei nostri tempi” e vanno contrastate con ogni mezzo. Anche i social, uno dei principali mezzi di diffusione di notizie false, sono intervenuti per mettere un freno al dilagare di fake news. Facebook, per esempio, ha annunciato di aver rimosso 20 milioni di post bufala sul Covid.

Agli “effetti della disinformazione” da fake news – veicolate in rete sui social – è stato dedicato un convegno organizzato da UniPace Roma - Nazioni Unite, in partnership con la Web Press Media Reporter Association e la sponsorship di Wrep, il Web Reporter Eu Registry.

Dal convegno è scaturito una sorta di manifesto contenente i principi programmatici per contrastare la diffusione di fake news e sensibilizzare sull’argomento (presto sottoscrivibile sulla piattaforma di petizioni Change.org).

"Tutti gli interventi che abbiamo ascoltato – ha ricordato Enea Franza, direttore del Dipartimento Scienze Politiche dell’Università Internazionale della Pace e moderatore dell’incontro – hanno evidenziato ancora di più quanto sia indispensabile lavorare per raggiungere la verità, anche attraverso la condivisione delle informazioni. La strada da percorrere non è certamente facile, per questo abbiamo deciso di lanciare questo documento programmatico come pietra miliare di un nuovo cammino fruttuoso".

L’obiettivo, ha aggiunto, è anche quello di "elaborare pratiche per tutelare la consapevolezza e la responsabilizzazione degli utenti, delle istituzioni e degli organi di stampa rispetto alle fake news, attraverso un approccio scientifico e indipendente dalle politiche di possibili Paesi ingerenti".

Noi aggiungiamo che la carta stampata di qualità si presta ad essere uno strumento importante per contrastare le diffusioni di fake news o quanto meno per smontarle e riportare lettori e cittadini ad una visione realistica del mondo che li circonda.

Negli Stati Uniti chiude l'edizione cartacea di Marie Claire

13 Settembre 2021

La crisi della stampa cartacea non conosce confini geografici. Arriva dagli Usa la notizia che, dopo 27 anni di pubblicazioni, lo storico magazine femminile Marie Claire non sarà più in stampa mentre continuerà a vivere nella versione online.

Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. Anche in questo caso il digitale ha finito per cannibalizzare e annientare la versione cartacea di un mensile che in passato si è imposto per aver sostenuto importanti campagne in favore delle donne come la parità di salario, l’aborto o la lotta contro la violenza domestica, parlando naturalmente anche di moda, bellezza e tendenze.

Lo scorso maggio la casa editrice Hearst, che aveva iniziato nel 1994 a pubblicare la rivista negli Stati Uniti, aveva ceduto la proprietà all’editore inglese Future plc, a cui sono bastati solo pochi mesi prima di prendere la drastica decisione di far cessare la pubblicazione.

La pandemia non ha aiutato, né ad attrarre i dollari della pubblicità, né ad attrarre nuovi lettori, così nel 2020 la periodicità è passata da 11 a 7 numeri l’anno ma ciò non è bastato a tenere alte le vendite. Come comunica la società, a maggio la tiratura è stata di 900 mila copie con appena 11.000 copie vendute in edicola, a fronte però di 15 milioni di visitatori unici al mese al suo sito.

A conti fatti, dunque, il nuovo acquirente Future plc ha deciso di investire sul digitale abbandonando l’idea di potenziare e rilanciare il cartaceo.

Questo è quanto accade negli Stati Uniti.

Nel nostro paese Marie Claire è stampata dalla filiale italiana di Hearst, Hearst Italia, che continua a pubblicare la rivista, insieme a Marie Claire Maison, Elle, Elle Decor, Bazaar, Cosmopolitan, Esquire, Gente. A giugno (ultimi dati disponibili ADS – Accertamenti diffusione stampa) la diffusione totale cartacea e digitale di Marie Claire era di 121.220 copie, contro le quasi 97.000 copie di Vogue, la Bibbia della moda femminile.

A proposito di Vogue, la storica rivista sta attraversando un momento delicato come testimonia la serie di tagli e ristrutturazioni decisi dall’editore Condè Nast. Il gruppo ha deciso infatti di affidare la supervisione di tutte le edizioni nazionali, quella italiana inclusa, ad Anna Wintour, la leggendaria ed intransigente direttrice di Vogue America.

Via dunque i direttori delle edizioni nazionali, sostituiti da coordinatori. A farne le spese anche Emaunele Farneti, dal 2017 direttore di Vogue Italia, che con il numero di settembre ha firmato il suo ultimo editoriale.


Risultati 191 - 200 su 221
Pagine:      Precedente   15  16  17  18  19  [20]   21  22  23  Successiva     »|
SNAG - Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai
Codice Fiscale 80108230154
Via San Vito, 24 - 20123 Milano
0286984413
0280298390
@ segreteria@snagnazionale.it

Seguici su: