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In 20 anni sono aumentate le testate locali

04 Ottobre 2022

Nel difficile e precario equilibrio che l’informazione sta vivendo tra carta stampata e web, si scopre che le testate locali sono un canale in fermento e che le versioni cartacee acquistate in edicola non sono state soppiantate dal digitale. Alcuni storici quotidiani locali non ce l'hanno fatta e davanti al calo di lettori e delle entrate sono stati costretti a chiudere. Ma a quanto pare le nuove iniziative editoriali hanno portato in positivo il bilancio.  

Da un recente studio condotto da Andrea Mangani, professore del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, emerge infatti che negli ultimi 20 anni il numero delle testate locali cartacee è aumentato: oggi sono 120, contro le 99 del 2001. Certo, sono cresciuti anche i quotidiani digitali, che sono ben 416. Nel complesso i giornali locali hanno imposto la loro centralità nel panorama dell'informazione, e ormai assorbono circa la metà dei giornalisti italiani.

Il maggior numero di testate cartacee si concentra al Nord

"Negli ultimi venti anni l’informazione cartacea locale ha attraversato una fase di transizione lunga e difficile, non ancora conclusa: oltre alla concorrenza-cannibalizzazione con l’online, si è dovuta confrontare con i social media che hanno iniziato ad offrire servizi di informazione a milioni di utenti", spiega Andrea Mangani.

Guardando la distribuzione geografica, in testa troviamo la Lombardia con 21 quotidiani locali su carta e 60 online. La seconda posizione spetta però alla Campania, dove i giornali locali in edicola sono 11 e ben 39 le testate online. Seguono l’Emilia-Romagna con 8 quotidiani cartacei e 34 online e la Toscana con 5 testate cartacee e 30 on line.

Alla ricerca di un modello di business sostenibile

Il futuro resta incerto e la difficoltà principale è quella di trovare un modello di business sostenibile. “Se infatti la pubblicità è ancora oggi la modalità di finanziamento più diffusa per l’online, questo comporta, nel breve periodo, una concorrenza agguerrita per la spartizione di risorse scarse, e, nel lungo, la dipendenza da fonti di finanziamento incerte", precisa Mangani.

Le testate online che cercano di affrancarsi, almeno parzialmente, dal finanziamento pubblicitario mettendo contenuti a pagamento sono solo un terzo del totale. Si tratta poi di giornali localizzati nelle regioni settentrionali, che tendono ad appartenere a gruppi editoriali e che hanno una corrispondente versione cartacea. Un quotidiano online controllato da un gruppo editoriale può infatti contare sullo sfruttamento di economie di scala e di gamma, a loro volta associate a grandi dimensioni e numerosità dei servizi offerti.

"Nonostante la crescita del pluralismo informativo locale dovuta soprattutto al web - conclude Mangani - rimangono tuttavia elementi di apprensione che riguardano la sostenibilità di un’offerta di informazione così ampia, informazione che resta cruciale per conservare forme di pluralismo compatibili con la partecipazione politica, sociale ed economica dei cittadini".

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