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Libertà di stampa, i passi indietro dell'Italia

28 Aprile 2023

Voluta dall’Unesco nel 1991, la giornata mondiale per la libertà di stampa si celebra ogni anno il 3 maggio. Un appuntamento importante per affermare il diritto universale della libertà di parola e di informazione, ma anche quello del pluralismo e dell’indipendenza dei media oltre al diritto di tutti i cittadini ad essere informati in maniera affidabile per mezzo di giornalisti liberi di svolgere il loro lavoro senza subire intimidazioni e minacce.

La situazione in Italia

Le ultime indicazioni arrivate dal Ministero degli Interni indicano che l’anno scorso i giornalisti italiani hanno subito 111 atti intimidatori, con una diminuzione del 52% rispetto ai 232 atti subiti nel 2021. Un trend che sembra essersi consolidato e che prosegue anche nel 2023: nei primi due mesi sono infatti stati 14 gli atti denunciati, la metà rispetto ai 28 dello stesso periodo del 2022.

Considerando che nel 2021 si era registrato un aumento dei casi del 42% e che nel 2020 gli atti intimidatori erano aumentati dell’87%, si potrebbe pensare di essere di fronte ad un’inversione di tendenza. Il Ministero però mette in guardia dai facili entusiasmi ammettendo che il calo potrebbe essere dovuto ad “una possibile tendenza alla diminuzione delle denunce da parte delle vittime”.

Per questo motivo, come ha sottolineato il Ministro Matteo Piantedosi nel presentare i dati, “rimane alta l’attenzione delle Istituzioni a difesa dell’attività dei giornalisti, per tutelare la funzione fondamentale svolta dal mondo dell’informazione” e viene confermato “il massimo impegno del Viminale a rafforzare le azioni sul fronte della prevenzione e della repressione di ogni minaccia o intimidazione subita dai giornalisti”.

Contesto preoccupante

Diversamente dal Viminale, i dati di Ossigeno per l’informazione, l’osservatorio non governativo sui giornalisti minacciati, fotografano una preoccupante crescita delle intimidazioni ai giornalisti.

I dati di Ossigeno fanno infatti riferimento a tipologie di intimidazioni e minacce più ampie rispetto a quelle prese in considerazione dal Viminale e comprendono anche le querele e le cause per diffamazione promosse in modo temerario e strumentale e le violazioni del diritto di informazione codificato dall’Articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (libertà di espressione).

Tenendo in considerazione questi dati, solo nei primi 9 mesi del 2022 sono stati rilevai da Ossigeno 173 episodi di intimidazioni e minacce nei confronti di 564 operatori dei media (giornalisti, blogger, video operatori).

Querele temerarie: a che punto siamo

Nel parlare di libertà di stampa non si può ignorare il fenomeno delle “querele temerarie”, ossia la pratica di portare in Tribunale con l’accusa di diffamazione a mezzo stampa quel giornalista che scrive verità “scomode”, chiedendogli risarcimenti economicamente insostenibili. Una pratica che, come sostiene Ossigeno, è aumentata anche nel corso del 2022 ed è “frutto di una legislazione anacronistica e ingiusta”.

Una recente sentenza emessa dal Tribunale di Spoleto lascia però sperare in un cambio di rotta. Dopo aver accertato i fatti, i giudici della città umbra hanno prosciolto il cronista dall’accusa di diffamazione e, per la prima volta, hanno agito d’ufficio indagando il querelante per calunnia, condannandolo a 1 anno e 4 mesi di reclusione (sospesa) e al pagamento di una provvisionale di 10 mila euro oltre ad altri risarcimenti.

“Un importante precedente a tutela dell’articolo 21 della Costituzione e del diritto dei cittadini a essere informati”, hanno commentato con soddisfazione la Federazione nazionale stampa italiana e Associazione stampa umbra. L’auspicio è che questa sentenza - che può essere definita storica - possa rappresentare un deterrente per tutti coloro che intendano in futuro ricorrere allo strumento della querela temeraria per intimorire i professionisti dell’informazione.

Libertà di stampa, Italia scende al 58esimo posto

In attesa del nuovo World Press Freedom Index che verrà diffuso il prossimo 3 maggio, prendiamo atto che nell’edizione 2022 della classifica che valuta il grado di libertà del giornalismo in 180 Paesi del mondo, l’Italia è scivolata al 58esimo posto, perdendo ben 17 posizioni rispetto al 41esimo posto occupato nelle edizioni 2020 e 2021.

Tra le principali motivazioni di questa caduta spunta l’autocensura: “i giornalisti - si legge nel report - a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, o per conformarsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica, o per evitare una denuncia per diffamazione o altre forme di azione legale”.

Si tratta di una brusca inversione di direzione per l’Italia: dal 2016 in poi il nostro Paese aveva compiuto un salto in avanti balzando dal 77esimo posto fino alla 41esima posizione nel 2021.

Le iniziative per celebrare il 3 maggio

Tante le manifestazioni varate per celebrare la giornata per la libertà di stampa.

Libertà di stampa, mai abbassare la guardia è il titolo dell'evento in programma mercoledì 3 maggio dalle 10:30 nella Sala del Consiglio del Comune di Conselice (via Garibaldi, 14), nel ravennate. Un seminario per i giornalisti, ma aperto al pubblico, ricco di testimonianze con la partecipazione, tra gli altri, della segretaria generale Fnsi, Alessandra Costante, e del presidente dell'Osservatorio sulla libertà di stampa, Paolo Berizzi.

Il 3 maggio, in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa, l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia organizza invece due corsi sul tema alla Fondazione Stelline di Milano. Il primo corso ha per titolo Mafie, enti locali e libertà giornalistica ed è dedicato al fenomeno dell’infiltrazione mafiosa in Lombardia, ai condizionamenti nei confronti degli amministratori locali e nei riguardi di chi fa informazione.

Il secondo corso ha per titolo Minacce alla libertà giornalistica: diffamazione e Slapp (Strategic Lawsuit Against Public Participation) e tratta della diffamazione e delle querele “temerarie” che minacciano e condizionano l’attività giornalistica. Il corso è anche l’occasione per approfondire il documento approvato il 29 marzo dal Consiglio nazionale dell’Ordine (Cnog) in cui si invita il legislatore ad adeguare la normativa nazionale in materia di diffamazione a mezzo stampa eliminando la previsione del carcere e riducendo le sanzioni pecuniarie che costituiscono una ingiustificata limitazione alla libertà di stampa, in linea con quanto sancito dalla Corte Costituzionale e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu).

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