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Crisi delle edicole: "I Comuni ci ascoltino"

09 Dicembre 2021

Riportiamo l’intervista a Eugenia Cinnella, Presidente SNAG Basilicata, apparsa l’8 dicembre 2021 su L’Edicola del Sud, il nuovo quotidiano di Puglia e Basilicata, a firma di Agnese Ferri.

La parola "edicola" in latino significa "tempio". Un luogo sacro. Durante i momenti più bui del lockdown, come presidi sentinella, le edicole sono rimaste aperte al fianco di supermercati e farmacie. Sono state considerate da stato e cittadini beni di prima necessità senza tuttavia percepire alcun sussidio per questo, nonostante la crisi del settore sia cosa ben nota. Per Eugenia Cinnella, edicolante di Matera e presidente dello Snag Basilicata (sindacato autonomo nazionale giornalai) le soluzioni alla pioggia di chiusure delle edicole ci sono e sono praticabili. Basterebbe che le istituzioni vi prestassero la giusta attenzione e che scegliessero di conoscere meglio questo mondo.

Qual è la fotografia della situazione delle edicole di Matera? «La città quest'anno registra la chiusura di due edicole, tra cui quella di via Trabaci che era un'attività storica. Il problema non è tanto la chiusura, quanto l'impossibilità di riciclo, cosa che invece per fortuna è accaduta con l'edicola di piazza Vittorio Veneto, altra realtà storica materana. Sono contenta che a prenderla sia stata una ragazza giovane. Fino a qualche mese fa, in Basilicata ero io l'edicolante più giovane in regione».

Un'edicola può vivere di soli giornali? «Non al giorno d'oggi. Non più. Bisogna dare servizi aggiuntivi. Nella mia attività cerco di introdurre un servizio in più al giorno, letteralmente. Quando ho iniziato lavoravo solo con i giornali, poi ho introdotto ricariche telefoniche, bollette e così via. Siamo diventati un point per le spedizioni. Ma c'è bisogno di un'attenzione maggiore da parte di regione e comune».

Nelle grandi città la situazione è diversa? «Anche a livello nazionale quello della chiusura delle edicole è un problema importante, ma ci sono aiuti maggiori grazie ad accordi con comuni e regioni. Per il rilascio di certificati anagrafici, ad esempio. Come presidente Snag, un anno e mezzo fa abbiamo siglato un protocollo d'intesa con l'Anci Basilicata affinché si potessero rilasciare i certificati anagrafici nelle edicole. Ad oggi non siamo ancora riusciti a concludere, nonostante la potenziale semplicità della procedura».

Come mai? «Sostanzialmente, per incompetenza e disinteresse. La tecnologia dei software che ha il comune di Matera è quella di livello nazionale. Non sanno praticamente come potrebbe fare un edicolante a rilasciare questo certificato. Semplicemente, andrebbe installato il programma sul pc in edicola. Offriremmo un servizio fondamentale andando ad alleggerire il lavoro che fanno in comune, considerando che molti dipendenti sono andati in pensione con “Quota 100” e non ci sono assunzioni. Tuttavia questo protocollo d'intesa non sta andando avanti. Noi non vogliamo diventare dipendenti comunali, ma dare un servizio ai cittadini. Potremmo diventare presidi anche nello smistamento delle liste di attesa per le prenotazioni che ad oggi vengono effettuate tramite Cup. L'idea è che nelle nostre attività possano entrare nuove persone e si appassionino al quotidiano e a tutto quello che è il mondo dell'edicola».

È qualcosa che succede? «Funziona. Con i servizi che ho messo si vede, altrimenti i giornali li avrei tolti. Tenere i giornali oggi comporta grosse difficoltà, anche per la distribuzione. I giornali arrivano da Eboli ma non li toglierò mai. Sono convinta che la cultura del quotidiano vada introdotta nelle scuole. In passato, parlo di un paio di anni fa, alcuni giornali gestivano copie omaggio per gli istituti scolastici. I pacchi di giornali non venivano neanche aperti. Sui quotidiani c'è tutto: cultura, politica, economia, sport. È importante anche apprendere il rapporto con la carta. Come sigla sindacale, cercherò di portare questo progetto nelle scuole».

Qual è la risposta dell'amministrazione comunale a queste iniziative? «Il comune di Matera non ci conosce. Questa città non ha una mappatura delle edicole. Se chiude un chiosco, non è detto che vada tolto, come è successo in via Cappuccini. I chioschi vanno conservati, senza obbligare chi li gestisce a vendere birra e patatine. L'attività è prima di tutto un'edicola, poi tutto il resto. Nelle passate amministrazioni c'era più ascolto. Abbiamo fatto molte belle iniziative, tanti progetti. Si è andati incontro a qualche edicolante che non riusciva a coprire la spesa per il suolo pubblico, ad esempio. Ad oggi, è più di un anno e mezzo che attendo un incontro con questa amministrazione. Per il comune, vedere sparire le edicole dalla città dovrebbe essere un dispiacere».

Non esistono edicole a canone comunale? «I chioschi pagano un suolo pubblico con prezzi equi. Le edicole come la mia pagano tutto da sé. Anche le altre spese sono incoerenti: pago l'immondizia esattamente come una qualsiasi altra attività. In un'edicola, il giornale che non viene venduto torna al distributore. Nel negozio io ho solo il mio cestino nel quale butto il bicchierino del caffé. Eppure quest'anno è arrivato un ulteriore aumento».

Chi entra nelle edicole oggi? «Adolescenti pochi. Non molti sono educati alla lettura su carta. Diciamo la fascia tra i 60 e i 70 anni. Poi ho i miei fedelissimi, anche ultrano vantenni, cui porto il giornale a domicilio. A mie spese, perché quello lo faccio per passione».

Come ha cominciato a fare questo lavoro? «Cercavo casa, alla fine ho acquistato un'edicola. Mi è sempre piaciuto l'odore della carta stampata e ho continuato a fare questo lavoro per passione. Sei anni fa, quando ho cominciato, eravamo una quindicina, oggi siamo 8. Per il prossimo anno ci sono già colleghi che minacciano chiusure, non ce la fanno. Se alle edicole venisse data la possibilità di fornire servizi forti, le persone entrando da noi si innamorerebbero di questa realtà. Come sei anni fa me ne sono innamorata io».

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